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Pena di morte, Amnesty teme nuove esecuzioni in Giappone

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di Francesco Gravetti
ROMA. Il boia è tornato in azione in Giappone con l’esecuzione di due condanne a morte, che portano a sette il numero di giustiziati nel 2012. E’ il secondo ciclo del ministro della Giustizia, Makoto Taki, dopo quello autorizzato a sorpresa il 3 agosto scorso. Durante il governo di Yoshihiko Noda, riferisce l’agenzia Kyodo, tre condannati sono stati impiccati a fine marzo per ordine di Toshio Ogawa, segnando le prime esecuzioni in Giappone dopo una moratoria di fatto durata quasi due anni.  Amnesty International ha espresso il timore di una nuova ondata di esecuzioni in Giappone, dopo che stamattina sono stati impiccati per omicido Sachiko Eto e Yukinori Matsuda, rispettivamente nelle prigioni di Sendai e Fukuoka. Eto, 65 anni, e’ la prima donna messa a morte nel paese dal 1997.
IL MINISTRO. “Omicidi premeditati e a sangue freddo compiuti dallo stato giapponese” – cosi’ Amnesty International ha definito le due impiccagioni di questa mattina. Con queste due impiccagioni, sale a sette il numero delle condanne a morte eseguite in Giappone nel 2012, dopo che l’anno precedente era trascorso senza esecuzioni. Nei bracci della morte del paese rimangono in attesa dell’esecuzione 131 prigionieri, che Amnesty International considera a rischio di impiccagione imminente. Makoto Taki, peraltro, ha autorizzato quattro esecuzioni nei suoi primi quattro mesi d’incarico, nonostante in campagna elettorale il Partito democratico, al potere, avesse promesso un dibattito nazionale sull’uso della pena capitale. Le impiccagioni in Giappone avvengono in segreto e con un preavviso di poche ore, se non addirittura senza preavviso. Le famiglie vengono informate dopo l’esecuzione.

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