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Napoli, un nuovo sportello multilingue per contrastare lo sfruttamento lavorativo degli stranieri

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Un nuovo sportello multilingue per contrastare in modo più efficace lo sfruttamento lavorativo, che spesso colpisce i cittadini stranieri e i lavoratori extracomunitari. È la nuova iniziativa presentata questa mattina nella sede dell’Ispettorato del Lavoro dell’Area Metropolitana di Napoli, in via Amerigo Vespucci, durante un incontro che ha riunito rappresentanti delle istituzioni, della magistratura e delle forze dell’ordine.

Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dal Ministero dell’Interno e attuato in collaborazione con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e il FAMI – Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione, prevede l’apertura di uno sportello attivo ogni venerdì dalle 9.30 alle 12.30, dove mediatori culturali e personale specializzato offriranno assistenza ai lavoratori stranieri vittime di abusi, sfruttamento o caporalato.

«Si tratta di uno step fondamentale nel percorso di contrasto al fenomeno dello sfruttamento lavorativo – ha dichiarato Giuseppe Cantisano, direttore dell’Ispettorato dell’Area Metropolitana di Napoli –. Lo sportello multilingue è un punto di ascolto e di denuncia per chi vive situazioni di irregolarità e di sfruttamento. Negli ultimi anni abbiamo riscontrato oltre 500 lavoratori stranieri, per il 50% irregolari, impiegati in condizioni di sfruttamento da parte di sedicenti datori di lavoro poi denunciati alla Procura della Repubblica per il reato previsto dall’articolo 603 bis del Codice penale, che punisce l’intermediazione illecita e lo sfruttamento della manodopera. In molti casi – ha aggiunto Cantisano – le attività imprenditoriali coinvolte sono state sospese. Serve ora una rete istituzionale ancora più forte per debellare definitivamente questo fenomeno».

Il direttore ha ricordato anche gli interventi della Multi Agenzia, che ha operato in particolare nel settore tessile del territorio vesuviano e dell’area Nord di Napoli, dove sono stati scoperti laboratori gestiti da imprenditori del Bangladesh con manodopera connazionale impiegata in condizioni di sfruttamento. «Il problema del caporalato – ha sottolineato – non è solo legato al lavoro in sé, ma coinvolge sicurezza, legalità, rispetto dei contratti e dignità delle persone. È un tema che abbraccia l’intero sistema di controllo e vigilanza».

Sulla stessa linea l’intervento di Aldo Policastro, procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli, che ha riconosciuto i progressi compiuti ma anche le criticità ancora da affrontare: «Qualcosa è stato fatto, ma molto resta da fare. Le condizioni di sfruttamento sono così gravi da spingere le persone ad accettare lavori inaccettabili. Le istituzioni devono essere accoglienti e in grado di intercettare i bisogni reali, soprattutto dei lavoratori stranieri. Aprire uno sportello con mediatori culturali – ha spiegato Policastro – significa dare un segnale forte: non bisogna considerare lo sfruttamento come inevitabile, ma combatterlo con strumenti concreti, fino al sequestro delle imprese responsabili».

Un quadro più ampio della situazione nazionale è stato tracciato da Aniello Pisanti, direttore centrale della Direzione Centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che ha fornito dati significativi: «Negli ultimi anni abbiamo sottoposto a verifica circa 8.000 imprese, controllando quasi 50.000 posizioni lavorative. Grazie alla collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, siamo riusciti a offrire assistenza concreta a molti lavoratori sfruttati, non solo reprimendo i reati ma anche aiutando le vittime con percorsi di tutela e reinserimento».

Pisanti ha affrontato anche uno dei nodi centrali del problema: l’omertà. «Il silenzio è il principale alleato dello sfruttamento. Molti lavoratori, per paura di perdere il lavoro o di essere espulsi, non denunciano. Con questi progetti vogliamo far capire che chi collabora con le autorità non viene punito ma protetto, e può essere accompagnato verso un impiego regolare. Anche l’opinione pubblica deve capire che rispettare le regole conviene a tutti: chi lavora a basso costo danneggia l’intero sistema economico e sociale».

A chiudere l’incontro, l’intervento dell’assessore regionale all’Immigrazione e alla Sicurezza, Mario Morcone, che ha ringraziato l’Ispettorato per il lavoro svolto e per la nuova iniziativa: «Sul tema del caporalato c’è ancora chi non vuole vedere. C’è chi costruisce il proprio benessere sulla pelle di persone fragili, costrette ad accettare qualsiasi condizione per sopravvivere. Lo sportello multilingue rappresenta un passo concreto nella giusta direzione: ascoltare, proteggere e restituire dignità a chi lavora».

di Antonio Sabbatino

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