Districarsi tra le varie mappe di sostenibilità, balneabilità, biodiversità e criticità fornisce una fotografia molto chiara di quello che sta accadendo in questi mesi così caldi sia da un punto di vista meteorologico sia da un punto di vista economico. Già, perché in realtà non si può tanto parlare di “mare” quanto di “mari”: quello godibile e raggiungibile da chi anche quest’anno riuscirà in qualche modo a fare fronte a un generale rincaro per noleggiare ombrelloni, lettini e quello low cost, fruibile sì ma fino a un certo punto e con tanti punti interrogativi. La Campania è infatti tra le regioni italiane dove andare in spiaggia costa di più: che il mare sia tutto bello e alla portata di tutti è solo un’impressione.
CARO MARE, QUANTO MI COSTI?
 Le media nazionale per concedersi una giornata al mare è di 35/42 euro per un ombrellone e due lettini, con un aumento dei prezzi dal 5 al 7 per cento. La Campania è però tra le regioni dove i rincari si sono fatti maggiormente sentire, soprattutto nel Cilento: nonostante un’offerta diversificata, con lidi, strutture e litorali capaci di soddisfare davvero ogni tipo di esigenza, gli aumenti stanno mettendo a dura prova le tasche, sempre meno piene, dei cittadini campani. Un report redatto da Altroconsumo mostra come Palinuro, l’unica campana tra 10 località monitorate, con un rincaro del 7% rispetto all’anno scorso, sia seconda solo a Senigallia per aumento dei prezzi di ombrelloni e lettini. Senza parlare dei prezzi alle stelle di Santa Maria di Castellabate dove i costi arrivano sotto i 100 euro. Un fatto assai singolare se si pensa che la Campania ha sempre offerto soluzioni diversificate, con litorali tra i più esclusivi al mondo e realtà popolari a buon prezzo.
GLI ARENILI LIBERATI E I PREZZI POPOLARI
Con la revoca di alcune concessioni agli stabilimenti balneari, con la riqualificazione di alcuni tratti costieri – si pensi al meraviglioso lungomare di Portici, nuovo di zecca – e con una forte presa di posizione da parte di alcune amministrazioni comunali, in alcuni casi di comitati cittadini, si è riusciti comunque ad attrezzare le spiagge di ombrelloni e servizi. A Bagnoli, presso la Rotonda Diaz, a San Giovanni a Teduccio, anche proprio a Portici, per citare alcuni luoghi, è possibile accedere agli arenili utilizzando ombrelloni e sedie messe a disposizione dal Comune, a prezzi calmierati, in modo vigilato, pure se con qualche criticità strutturale e organizzativa da risolvere. Tuttavia «la fruizione di mare e spiagge non bonificate potrebbe essere una vera e propria bomba ad orologeria». Una dichiarazione forte quella resa da Alberto Lucarelli, giurista e professore ordinario di Diritto Costituzionale, da anni in prima fila insieme a numerosi comitati cittadini nella lotta al “mare libero”. «Pensare di poter usufruire di determinati arenili senza una bonifica è una follia. A Napoli sono del tutto assenti politiche pubbliche di programmazione, di messa in sicurezza delle spiagge, manca una visione. E questo è dannoso ma soprattutto pericoloso. Si tende a proteggere le attività dei concessionari, in modo illegittimo e in contrasto sia con il diritto europeo che con la giurisprudenza del Consiglio di Stato. La verità è che al centro delle politiche pubbliche del Comune di Napoli non si pongono i diritti di migliaia di cittadini che non possono permettersi l’accesso ai lidi, per i costi sempre più insostenibili. Il mare non è per tutti, e una mancata vigilanza può trasformarsi in un problema veramente serio. Penso a quei tratti di mare vicini agli scarichi, che in caso di piogge forti riversano in mare immondizia e ratti. Penso a Bagnoli, dove decenni di inquinamento industriale e bonifiche mai realmente completate sono un insulto di fronte a una comunità che avrebbe invece bisogno di poter fruire di una grande spiaggia pubblica purché nell’ambito di un piano di rigenerazione».
Insomma, stando all’incrocio di questi dati, il mare, quello pulito, bagna solo i ricchi, o quantomeno chi può permetterselo. Nonostante gli sforzi enormi e l’immenso impegno di cittadini e associazioni. Basti guardare ad Ercolano, anch’essa “liberata” da lidi privati in attesa dei nuovi bandi. Al momento le spiagge aperte sono tutte libere e fruibili, accessibili anche ai disabili. «Tuttavia – spiega Ciro Borrelli, presidente dell’associazione Hippocampus – alcune sono impraticabili per situazioni di inquinamento ambientale e di abusi edilizi riconducibili ai vecchi concessionari, che sono anche oggetto di denuncia».
di Nadia Labriola

 

 

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