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La scelta di Cristiano: «Tornare dove mi sono sentito felice»

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Il servizio civile nasce con l’affermazione del diritto all’obiezione di coscienza che si afferma in Italia nel 1972 con la legge 772 e permette ai giovani italiani di sottrarsi al servizio militare. Oggi è un servizio volontario destinato ai giovani dai 18 ai 28 anni che intendono effettuare un percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale attraverso l’esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale. Cristiano Minino, ventitreenne casertano, che si è speso da sempre in varie forme di servizio alla comunità, ha deciso di intraprendere questo percorso nel piccolo villaggio di Ilunda, al nord della Tanzania, dove lavorerà per un anno in un centro orfani. “Fino ad un mese prima di partire non avevo le idee chiare”, racconta Cristiano, “i freni erano molti, dal percorso universitario alla scelta di allontanarmi dalla mia famiglia. Avevo già trascorso due settimane al villaggio durante l’estate e alla fine ho deciso di tornare là dove mi sono sentito felice . Ho immaginato che sarebbe stato bellissimo vivere quella realtà per più tempo e approfondirla cercando di capire realmente che cosa ci fosse dietro tutto quello che avevo vissuto solo per poco tempo”. Il Centro Orfani Tumaini è stato messo in piedi nel 1993 dall’associazione Sicomoro Onlus per radunare tutti i bambini orfani del territorio e garantire loro assistenza sanitaria e un percorso educativo. “Qui leggiamo le schede dei bambini e spesso le storie sono terribili. Alcuni di loro hanno subito violenze, ad altri sono stati assassinati i genitori. Un aspetto difficile, ma da conoscere, perché fa acquistare un senso diverso, molto più forte, a quello che stiamo facendo qui” racconta Cristiano. In Tanzania è molto diffuso il fenomeno dei padri che non esistono e nel villaggio Tumaini i bambini crescono con delle madri adottive come in una grande casa famiglia. “Le difficoltà educative sono molte” spiega Cristiano “perché le mamme dopo poco cambiano e si perde la continuità del rapporto con i bambini. Non è semplice supportarli in questo percorso e posso dire che spesso sono loro a supportare me, soprattutto con la lingua, lo swahili, una delle difficoltà principali in quest’esperienza. E’ incredibile ma attraverso i bambini si capiscono tante cose del modo di concepire la vita. La situazione in Tanzania in generale è molto tranquilla, anche se ora il presidente è un nazionalista che ha reso l’omosessualità illegale. Ma le persone del posto ne han- no un’opinione positiva, anche perché si sta impegnando molto nell’ ambito della disabilità”. Nel paese infatti, soprattutto nei villaggi, la disabilità è ritenuta una sorta di “maledizione” più che una malattia curabile e i bambini disabili spesso sono abbandonati a loro stessi. Sono ancora molto diffuse anche pratiche di stregoneria come conferma anche la testimonianza di Cristiano “Durante le prime settimane qui al villaggio i bambini vivevano chiusi nelle case perché c’erano stati vari episodi di rapimento con conclusioni estremamente macabre. Fortunatamente il nostro villaggio non è stato toccato e stiamo lavorando tranquillamente. Nelle mie precedenti esperienze di volontaria- to ho sempre avuto a che fare con bambi- ni, credo che l’educazione sia la forma di servizio più nobile da fornire alla società. Qui però è diverso, mi sento parte di un progetto molto più grande , che è iniziato e continuerà senza di me. Io e gli altri volontari ci stiamo impegnando gior- no dopo giorno per la crescita di questi bambini. Probabilmente non vedrò mai i risultati di tutto il mio lavoro, ma so che questo contribuisce a qualcosa che è molto più importante di me.”

di Lea Cicelyn

 

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