Avere un sogno nel cassetto, quello di vivere grazie al lavoro dei sogni. E poi fare i conti con i limiti, i propri e anche quelli legati alle circostanze. Mettersi comunque in gioco nonostante tutto, compilare il curriculum andandolo proprio ad indicare, quel lavoro dei sogni. E poi, ancora, fare la valigia, mettersi in viaggio, predisporsi a conoscere un nuovo paese e una nuova cultura, fare un’esperienza lavorativa e, soprattutto, abbattere le proprie barriere mentali e superare piccole e grandi difficoltà relazionali. Se si potesse riassumere quello che è il progetto ALMA, ecco, in breve sarebbe proprio questo: mettersi in gioco per superare i propri limiti e farne un trampolino per proiettarsi verso il futuro. E si, perché il futuro possibile è proprio l’obiettivo del progetto nato sotto la guida di Shannara Cooperativa Sociale in collaborazione con la Comunità Europea, una sorta di “Erasmus dell’anima” che anche quest’anno ha portato in Italia, a Portici, circa 15 ragazzi spagnoli, provenienti da piccole località iberiche, desiderosi di fare un’esperienza formativa al di fuori dei propri confini.
I ragazzi mano a mano che sono giunti in Italia e in particolare nella zona vesuviana sono stati dislocati in diverse realtà – imprenditoriali e sociali – del territorio, a seconda, appunto, delle proprie propensioni e competenze. C’è chi come Maria ed Ingrid stanno lavorando presso la Libreria Libridine di Portici, mentre presso l’officina meccanica Schettini ad Ercolano lavora un giovanotto che ha un’autentica passione per i motori. Paula invece svolge il proprio tirocinio presso la cooperativa Bambù. C’è chi come Naufal ha scelto di avvicinarsi all’idraulica ed è stato affidato alla Deam Costruzioni. Nel negozio di abbigliamento di viale Leonardo da Vinci a Portici, nel Bla Bla Store, lavora Lucas, che in pochissimo tempo ha già imparato a sbrigarsela con l’italiano, mentre qualcun altro ha trovato impiego nel corner della Pro Loco dedicato al territorio e allestito all’interno degli Scavi di Ercolano, o nella piscina comunale, o in un ostello, in una falegnameria, o in un ristorante, o addirittura in un centro riabilitativo. Insomma, quanto è vario il mondo, così questi ragazzi hanno trovato il loro piccolo posto al sole per arricchire la propria vita, il proprio curriculum, per farne tesoro e poi ritornare a casa fatti e formati, in modo da poterlo trovare proprio lì, il lavoro dei sogni, e mettere in pratica tutte le competenze acquisite.
«Mettersi in gioco oltre le proprie vulnerabilità – spiega Paola Schettini, referente della cooperativa sociale Shannara – è la prima vittoria, prima ancora di entrare nel vivo del lavoro, in questo stage formativo. Le aziende che ospitano i giovani tirocinanti non hanno alcun onere economico e i ragazzi vengono retribuiti da progetto. Vengono per loro affittati degli appartamenti sul territorio in modo che l’esperienza sia completa, in modo che i ragazzi possano essere totalmente autonomi per accrescere e sviluppare le proprie competenze». Una volta terminato lo stage, ancora in Italia e sempre supportati da Shannara, i ragazzi inizieranno già a cercare un lavoro – un lavoro dei sogni – proprio in Spagna.
LA TESTIMONIANZA- Non è proprio facilissimo mettersi in gioco e farlo in un territorio sconosciuto, circondati da persone che non parlano la tua lingua, soprattutto quando a monte hai già le tue difficoltà relazionali, sociali, o di qualsiasi altro tipo. Ma l’esperienza a volte serve semplicemente a scoprire il tesoro e il valore che si ha dentro, come nel caso di uno dei tanti ragazzi che negli anni scorsi, partendo da un’area rurale catalana, ha avuto l’opportunità di lavorare sotto al Vesuvio, in una città che ai suoi occhi pareva una metropoli.
«La mia esperienza di tirocinio in Italia è stata veramente indimenticabile – racconta Jesus Domemech Pitarch – perché mi ha aiutato sotto tantissimi punti di vista. Mi sono iscritto al programma TLN Mobility, un programma di tirocinio all’estero, con l’obiettivo di vivere un’esperienza unica e fuori dal mio ambiente abituale. Arrivando in città ero abbastanza nervoso per la nuova esperienza lavorativa e personale, poiché non sapevo cosa aspettarmi. Tuttavia, con il passare dei giorni, mi sono abituato al nuovo ambiente, alla nuova città, alla cultura e alla lingua». D’altro canto, passare da un’area rurale dove è raro vedere troppe auto in giro a una città densamente popolata dove traffico e caos sono la norma, non è stato affatto facile. Soprattutto quando intorno a te le persone parlano e parlano, ma è complicato comprendere anche solo una parola.
«In Spagna avevo lavorato in una biblioteca municipale durante i miei studi in Amministrazione, e per questo avevo scelto di svolgere il mio tirocinio in una libreria, qui in Italia. All’inizio ero nervoso per la lingua ma presto mi sono sentito tranquillo e a mio agio perché ho compreso che potevo farcela. Nella libreria, le mie funzioni includevano dare supporto ai responsabili nelle attività di assistenza al cliente, consulenza e vendita di libri, ordinare libri e mantenere il negozio in generale. Ho anche collaborato ad alcuni eventi ai quali la libreria partecipava, una cosa diversa da quello che facevo in Spagna presso la biblioteca comunale, ma che ha comunque messo in moto il mio desiderio di riscatto che faceva fatica a venire fuori. A Portici mi sono sentito come a casa. Ma non solo ho goduto dell’esperienza lavorativa, ho anche approfittato al massimo del mio tempo libero. Abbiamo fatto molto turismo, visitato la Reggia, i giardini e i parchi urbani, il porto, la spiaggia… quasi tutta la città. Molti pomeriggi facevamo progetti come andare alla spiaggia, a passeggiare, a prendere qualcosa in un bar, a mangiare in un ristorante. Fuori da Portici, abbiamo visitato Pompei, i luoghi più emblematici di Napoli, Roma, l’isola di Capri e l’isola di Ischia. Mi è piaciuto tutto quello che abbiamo visto durante la mia permanenza in Italia».
Ma non è solo questo. Il lavoro, il turismo, la formazione umana e professionale, sì, ma non solo: «Durante questo tempo ho incontrato persone molto amichevoli e aperte che senza conoscermi parlavano senza problemi – prosegue il giovane spagnolo – mi chiedevano da dove venissi, mi raccontavano della propria esperienza in Spagna, della città e della sua storia. Parlare con loro mi ha fatto sentire più a mio agio e mi ha permesso di conoscere meglio la cultura locale. Mi sono reso conto che, italiani o spagnoli, siamo molto simili per quanto riguarda la nostra apertura e ospitalità verso le persone nuove».
di Nadia Labriola