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Hiv infogame, un gioco online per prevenire l’Aids

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hivinfoMILANO- Con oltre mille decessi l’anno l’Italia è il Paese dell’Europa occidentale con la più alta concentrazione di  persone che hanno contratto il virus dell’Hiv. Nel Belpaese sono circa 140mila le persone colpite, nel 2014, da questa patologia. Di queste circa il 20% non è a conoscenza della propria condizione. Rispetto al passato la situazione è migliorata, infatti, secondo i dati dell’Unaids (il programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV ), dal 2001 i nuovi contagi si sono ridotti del 38%. Così come sono in diminuzione anche i decessi che nel 2013 sono circa un milione e mezzo, circa 1 milione in meno rispetto al 2005. Pertanto la prevenzione risulta ancor più importante. Informare e prevenire, quindi, anche utilizzando strumenti che coinvolgono i più giovani. Hiv infogame, ad esempio, è un approccio nuovo al tema dell’Aids ideato da Janssen,  farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson. Un modo innovativo, attraverso un gioco da ragazzi, rivolto appunto ai più giovani.

IL GIOCO- Si può scegliere tra due personaggi, maschio e femmina, impegnati in azioni di vita quotidiana. Si troveranno poi ad affrontare delle prove, identificate nel gioco come “missioni”, attraverso le quali scopriranno quali atteggiamenti adottare e non per proteggersi dal virus Hiv. Questa iniziativa rientra nella più ampia campagna “Hiv, non fermiamoci” promossa da diversi attori. Il gioco è stato lanciato da circa tre settimane nel corso delle quali hanno approcciato al sito 2546 utenti unici. Tra le sezioni più visitate figurano “cosa è l’hiv” e “rapporti sessuali”. Discrete anche le visite al video promozionale sul canale ufficiale dell’azienda che, ad oggi, sono 3500. «Questa iniziativa- sottolinea Sabrina Spina, Communication Manager per Janssen Italia- rientra in un impegno di più ampio respiro che parte indietro nel tempo da parte di Janssen, da sempre impegnata nella prevenzione della contrazione del virus dell’Hiv e sempre alla ricerca di metodi innovativi nel contrasto e nella divulgazione delle malattie, soprattutto di quelle delle quali le persone sono più restie a parlare».

 di Ciro Oliviero @ciro_oliviero

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