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Femminicidi, abusi digitali, paura di denunciare: perché il 25 novembre riguarda tutti noi
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La violenza contro le donne cambia forma, cresce, muta, si sposta dove può colpire più facilmente. Oggi non vive più solo nelle case, nelle relazioni o negli spazi fisici: si insinua negli smartphone, nei social, negli algoritmi.
Nell’Unione europea 1 donna su 10 subisce molestie online. In Italia, nel 2024, la Polizia Postale ha registrato quasi 2mila reati digitali contro le donne: cresce il cyberstalking (+8%), calano sextortion e revenge porn ma restano comunque fenomeni estesi e pervasivi. A essere più colpite sono le donne esposte pubblicamente: attiviste, amministratrici, giornaliste. Oltre i due terzi delle croniste nel mondo hanno subito attacchi online, e una su cinque dichiara di aver subito anche aggressioni “offline” collegate proprio agli abusi digitali.
Il paradosso è che, mentre la violenza cresce, solo 4 Paesi su 10 nel mondo hanno leggi adeguate per contrastarla. Ciò significa che quasi 2 miliardi di donne non hanno, di fatto, alcuna tutela giuridica.
L’intelligenza artificiale amplifica vecchie ferite e ne crea di nuove: impersonificazioni, adescamenti, estorsioni, deepfake pornografici che nel 90% dei casi riguardano donne. Allo stesso tempo, però, può essere una risorsa: “Se utilizzata in modo consapevole – ricordano da UN Women – l’AI può amplificare le voci delle donne e sostenere le loro battaglie”. Ma serve responsabilità, serve cultura, servono uomini capaci di cambiare mentalità e linguaggio.
La prevenzione – nelle scuole, nelle famiglie, nella società – resta il primo argine. L’educazione all’affettività, soprattutto tra i più giovani, è la frontiera che può spezzare il ciclo della violenza prima che inizi.
Anche gli ultimi dati ONU confermano che la violenza digitale non è mai solo digitale: nel 2024 nel mondo 50mila donne sono state uccise da partner o familiari (137 al giorno). In Italia, nei primi nove mesi del 2025, le vittime in contesti familiari sono state 60, un numero che – con i casi più recenti – sfiora quota 80.
L’Istat rileva un dato inquietante: aumenta la violenza sulle più giovani. Tra le ragazze 16–24 anni, gli abusi fisici e sessuali salgono dal 28% al 37%. Gli stupri sono commessi nel 64% dei casi dal partner, attuale o passato.
In questo scenario, il 25 novembre non può essere una ricorrenza rituale. È un giorno in cui istituzioni, forze dell’ordine e società civile concretizzano la protezione. Lo testimonia l’inaugurazione, a Napoli-Bagnoli, di una nuova “Stanza tutta per sé”, uno spazio accogliente e riservato dove le donne possono denunciare senza paura, lontano dalla formalità spesso traumatica degli uffici tradizionali.
L’iniziativa, frutto del lavoro congiunto tra Soroptimist International e l’Arma dei Carabinieri, ha portato alla creazione di oltre 200 stanze in tutta Italia: ambienti pensati per la sicurezza emotiva, dotati di kit audio-video e strumenti per raccogliere denunce in modo protetto.
È un tassello prezioso, che si aggiunge alla rete di interventi che l’Arma ha sviluppato nel tempo: dalla Sezione Atti Persecutori ai corsi di formazione specifici, dai dispositivi “Mobile Angel” agli operatori specializzati che seguono ogni caso fin dai primi segnali. Il contrasto alla violenza resta, dunque, una priorità operativa, con oltre 60mila reati del Codice Rosso perseguiti nel solo 2024 e migliaia di arresti nei primi mesi del 2025.
di Francesco Gravetti






