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Dossier diocesano: ad Acerra l’emergenza è la povertà educativa

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La povertà educativa dalle nostre parti è la vera emergenza: bambini e ragazzi sempre sul punto di imboccare la strada sbagliata, per mancanza di opportunità o di risposte istituzionali e, molto spesso, privi di un adeguato supporto familiare e sociale. Questo è uno dei dati principali che emergono dal Dossier Diocesano “CON-VICI-NATO”, presentato ieri dalla Caritas di Acerra, presso la Biblioteca Vescovile di piazza Duomo.

«Vediamo ogni giorno giovanissimi allo sbando, senza un orientamento né un accompagnamento a livello valoriale – spiega Vincenzo Castaldo, direttore della Caritas Acerra – Dietro di loro ci sono spesso famiglie svantaggiate o che vivono difficoltà, con uno dei genitori in carcere per esempio o con separazioni conflittuali. Un bisogno che non viene espresso su questo territorio che già vive delle sue problematiche, dalla microcriminalità all’inquinamento, che si è dimostrato essere sempre più strettamente connesso all’insorgere di tumori nella “terra dei fuochi”».

La prima edizione del rapporto – redatto dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse – relativo al triennio 2023/2025 offre un quadro complessivo sui fenomeni multidimensionali che intrecciano disagio economico, precarietà abitativa, vulnerabilità psicologica, povertà educativa e marginalità sociale, problemi che coinvolgono persone, famiglie, minori, anziani e migranti.

Dal canto suo, la Caritas cerca di dare un aiuto concreto e fare rete, accogliendo i cittadini in luoghi dedicati, quali la mensa diocesana, l’armadio solidale, il centro per anziani, il dormitorio, il consultorio, la cooperativa Arcobaleno e il Job Cafè. Come spiega il direttore: «Il centro diurno per minori “Maria Pia Messina” ospita ogni giorno, nelle varie attività, dal supporto scolastico ai laboratori ludici e sportivi, circa 200 minori a rischio nella fascia dai 6 ai 16 anni, creando legami e uno spazio di connessione tra le varie realtà impegnate a favore dei bambini e della comunità».

Più precisamente, nell’ultimo triennio sono passati per la struttura di accoglienza realizzata grazie ai fondi dell’8per1000 della Chiesa cattolica 963 bambini e ragazzi, con una media annuale di 320 minori, ma le richieste risultano in numero molto superiore. Circa 70, invece, sono stati i migranti, tra cui soprattutto donne, coinvolti in corsi di italiano, passo fondamentale per la loro inclusione sociale e l’inserimento nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda la mensa diocesana, invece, sono stati accolti circa 300 ospiti, persone che fanno fatica ad andare avanti e che si trovano costrette a rivolgersi, per svariati motivi, alla Caritas.

La povertà abitativa resta un’emergenza trasversale: 20 persone risultano senza dimora, mentre aumentano sfratti, coabitazioni precarie e alloggi con scarsi requisiti strutturali. A livello lavorativo, persistono alti tassi di disoccupazione e lavoro irregolare (oltre 120 casi solo nel 2025), insieme all’aumento di persone inabili al lavoro. Complessivamente, il centro di ascolto ha incontrato circa 700 famiglie, con una distribuzione per genere equilibrata e una significativa presenza di cittadini stranieri. Il numero sempre maggiore di nuclei familiari stranieri mette in risalto la fragilità di chi affronta solitudine culturale, barriere linguistiche e ostacoli burocratici.

Vincenzo Castaldo parla di una povertà “soffusa”, che si vede e non si vede: «Tra i più poveri e tra chi vive ai margini, ci sono immigrati ma anche molti italiani, come padri divorziati; commercianti costretti a chiudere le loro attività o a rivolgersi agli strozzini per far fronte a spese sempre più alte; gente che perde il posto di lavoro o la casa; famiglie monoreddito che devono scegliere se mettere il piatto a tavola o curarsi». In un territorio, in cui è stato determinato un nesso scientifico fortissimo tra fattore ambientale e malattia, quello alla cura è un diritto quasi negato, con un sistema sanitario in affanno che non riesce a rispondere al fabbisogno dei cittadini.

Il quadro è complesso ma non senza speranze: nei luoghi donati dalla Caritas ai poveri del territorio di Acerra, stanno prendendo vita nuovi progetti. «A breve, per inizio anno, nei locali del Duomo – annuncia il direttore – sempre grazie a fondi dell’8per1000, apriremo un ambulatorio medico popolare dedicato a Giuseppe Moscati per offrire screening e visite gratuite alle fasce deboli della popolazione, in cui presteranno servizio medici volontari». Sta invece per partire già, il prossimo 10 dicembre, il centro diurno per anziani “Facciamoci compagnia” nel quartiere San Cuono, tristemente noto per il suo degrado sociale. La struttura è destinata agli anziani che soffrono spesso di solitudine e depressione perché si possano riscoprire come “nonni” e come risorsa, e potrà accogliere fino a 40 persone.

di Maria Nocerino

 

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