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Francesco, la sclerosi multipla e una pensione da fame: «Vi prego, non lasciatemi solo»

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franNAPOLI – Un televisore, un pc, una radio, un grosso quadro che raffigura la Madonna appeso alla parete. Tanti macchinari, medicine e lui: immobile in un letto da più di dieci anni.  L’esistenza di Francesco Borriello, cinquantaquatrenne di Rione Trieste, ex agente di commercio, è tutta racchiusa tra le  mura di una camera da letto. Qui, ogni giorno, si divide tra una condanna e una battaglia che porta il nome di sclerosi multipla. Francesco racconta la sua storia di disperazione col sorriso sulle labbra, mentre la macchina che lo collega all’ossigeno e alla vita gli impone delle pause e la sua badante Elena gli sistema di tanto in tanto il cuscino con delicatezza. E’ un uomo ostinato, determinato: dove non arrivano le sue gambe arriva la sua voce di protesta. Già, perché Francesco vive una situazione economica di profondo disagio che lo costringe ogni fine mese a destreggiarsi tra conti che non tornano e la malattia che prende sempre un po’ di più, con la necessità di un’assistenza continua e particolare. «Mi sento – dichiara – in bilico perenne. Percepisco 799 euro di pensione. 600 sono destinati alla persona che si prende cura di me notte e giorno. Una spesa indispensabile per le mie condizioni. Amici e parenti provvedono al pagamento dell’affitto. Vivo con 199 euro al mese che divido tra bollette e sostentamento. A volte ho come l’impressione di dover scegliere: vivere o morire. Subito».

LA DENUNCIA – Tra collette e solidarietà, Francesco rivendica diritti e giustizia. E mentre tutto gli scorre davanti con difficoltà, lotta. Da un cassetto spuntano delle cartelle ordinate e schedate, ognuna è rinominata con ordine “ lettere del Comune”, “lettere della Regione”, “lettere dei Presidenti della Repubblica”. Sono tutte le risposte pervenutegli a seguito di richieste legittime di aiuto. Dal 2011 al 2015 un susseguirsi di parole accompagna “il suo appello non resterà inascoltato, la saluto cordialmente”. «Non chiedo grandi cose – ripete Francesco con rabbia- vorrei essere aiutato, preso in considerazione. Vorrei non dover preoccuparmi dei soldi mentre sono inchiodato a un letto, vorrei che le istituzioni si accorgessero di me e di chi vive il mio stesso dramma. Vorrei che le stesse provvedessero con aiuti concreti e contributi economici. Vorrei non dover avere l’ansia che una bolletta non pagata possa decidere il mio destino e staccare la spina».

L’APPELLO  – «Non lasciatemi solo», è la richiesta di Francesco. Intanto spera nell’inserimento in un istituto attrezzato che possa ridargli un po’ di serenità mentre si fa sempre più sentire la solitudine che rende tutto più complicato e buio, anche per uno forte come lui che non si è arreso mai e che, come spesso ripete, tra pugni e denti stretti  «chiude gli occhi per vedere e sognare».

di Carmela Cassese

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