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Chiude anche il centro Itaca, Comune di Napoli sotto accusa

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NAPOLI . Chiudono nel capoluogo campano le comunità per bambini e ragazzi dell’associazione Itaca. Dopo sedici anni di lavoro con i ragazzi difficili, sospendono i servizi tutte le comunità – 98 – lasciando 600 minori senza assistenza e senza lavoro mille operatori. La denuncia arriva dalla stessa Itaca, che accusa il Comune di Napoli di abbandonare i suoi ragazzi. “Sedici anni. Come un adolescente – scrivono in un comunicato –  Come i ragazzi che tuteliamo, quelli che abbiamo accompagnato in questi sedici anni nel loro percorso più difficile, nella loro più ardua impresa: crescere. Sedici anni di un lavoro che ci ha fatto bene all’anima e alle mani, che tante ne hanno strette per poi lasciarle andare nel mondo. Un lavoro che ci ha insegnato altri dolori, assenze, bisogni. Altri modi di amare. Energie che trovi nei luoghi più inaspettati, dove diresti che tutto si è consumato, prosciugato dal dolore e dalle offese (al corpo e all’anima) procurate a questi ragazzi abbandonati, violati, sfruttati dalla camorra”.  E ancora: “Erano ragazzi sperduti. Sono cresciuti. Sono volati via. Sono diventati donne e uomini. Sedici anni, quasi tutti di bellezza. Chi fa questo lavoro deve essere bello. Perché questi ragazzi hanno bisogno di essere circondati dalla bellezza per riuscire a vivere. Se ti accorgi di non esserlo più, hai il dovere di smettere. Questo è il danno più grande che hanno fatto al nostro lavoro. Togliergli la bellezza”.
I RITARDI DEL COMUNE. Itaca ricorda che quelli per i minori sono servizi considerati “indispensabili” per il meccanismo del cronologico dei pagamenti, e che questo tuttavia non è stato rispettato dall’amministrazione comunale, che “è passata da 2 a 3 anni di arretrati nei nostri confronti; ci ha messo nelle condizioni di non poter più accedere al credito da parte degli istituti bancari, non solo bloccando la certificazione dei crediti ma disconoscendo anche quanto finora certificato dalla Ragioneria”. Inascoltati, secondo l’associazione, i ripetuti appelli per scongiurare la chiusura dei servizi: “Ci vediamo costretti, dinanzi al perpetuarsi di tale situazione, a sospendere dal 11 gennaio 13 – dopo 16 anni – le attività delle comunità, non potendo più garantire ai minori ospiti l’indispensabile. La tristezza più grande è per le ragazze e i ragazzi che dobbiamo lasciare ma anche per gli operatori che si ritrovano dalla sera alla mattina senza più lavoro”.

di redazione web

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