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Versi liberi tra le sbarre del carcere femminile

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carcereNAPOLI– È possibile parlare di poesia in un luogo come il carcere? È possibile invogliare persone che vivono nel disagio a descrivere i propri sentimenti? Nella Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli si realizza un percorso semplice e ambizioso:  la poesia che diventa terapia. “Oltre le prigioni dell’anima” è il titolo del progetto che la poetessa Daniela Schiarini propone alle detenute. Un cammino per riscoprire la propria anima soffocata dalla vita della detenzione. Ma anche una proposta di rieducazione per affrontare la vita una volta fuori dal carcere. Attraverso una serie di incontri di laboratorio le detenute affrontano un “viaggio” che parte da loro stesse.

Il carcere di Pozzuoli è un antico convento francescano con un sovraffollamento che arriva a più del doppio dei 91 posti regolari. È considerato uno degli istituti di pena più affollati d’Italia. Da maggio tutte le detenute beneficeranno del regime delle celle aperte durante il giorno che consente loro di muoversi e socializzare. Diversi i percorsi rieducativi messi in campo dal carcere, dalle scuole e dalle associazioni.

“Oltre le prigioni dell’anima” è un progetto gratuito; non ci sono spese né per la struttura carceraria né per altri enti pubblici o privati. È un’esperienza nata dalla volontà di Daniela Schiarini di portare all’interno del carcere l’opportunità di avvicinare le recluse alla poesia. All’inizio doveva essere un progetto occasionale ma la grande partecipazione ha portato gli educatori a ripetere il percorso. «È un’esperienza senza precedenti – racconta Schiarini -. Di solito la poesia arriva nelle carceri come insegnamento scolastico e non come viaggio individuale dell’anima». Nei laboratori si discute, ci si apre ai sentimenti e si prova a mettere la penna sui fogli; si partecipa al lavoro di gruppo anche se spesso l’ispirazione arriva in un secondo momento, nei momenti di solitudine.

Lo scorso marzo c’è stato l’evento finale in occasione della chiusura del primo ciclo. Nel teatro del carcere sono state lette poesie delle recluse con interventi del musicista Gianni Lamagna e dell’attore Antonio Vitale. «E’stato un momento ricco di emozioni – conclude la poetessa – che ha visto le detenute stesse protagoniste nel raccontare quello che è stato il loro percorso interiore. Hanno letto i loro elaborati scritti singolarmente o in forma collettiva. Un percorso che le ha portate a sentirsi libere pur essendo ancora in carcere». Ad aprile è iniziato il secondo ciclo. I temi toccati: l’amore, la libertà, la famiglia, il mare vicino e lontano allo stesso momento e la casa come “terra promessa”.

di Ciro Biondi

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