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Storie di emarginazione con gli “Avvocati di strada”

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avvocata di stradaSALERNO – Un “volontariato professionale”, rigorosamente gratuito, svolto da un gruppo di giovani avvocati salernitani che ha deciso di aiutare, con i fatti, gli emarginati. Con questo slancio è nata la Onlus “Avvocati di strada”, che difende chi non ha voce: si tratta di immigrati, extracomunitari, senza dimora, richiedenti asilo, vittime della crisi economica e tra questi, in aumento, padri di famiglia separati. Italiani e stranieri, senza distinzione.

I CASI – E lo sanno bene i circa dieci legali che a distanza di un anno o poco più dall’inaugurazione (novembre 2011) dello “sportello” hanno all’attivo già 250 pratiche per homeless soltanto nella città di Salerno. «La maggior parte delle persone che si rivolge a noi è straniera con una percentuale di circa il 60%; ma ci sono anche italiani», spiega Antonio Romano, coordinatore dello sportello che ha cercato e fortemente voluto la Onlus pur di fare qualcosa di concreto verso il prossimo. Gli “Avvocati di strada” preferiscono agire in silenzio, garantendo privacy e tutela a chi, comprensibilmente, vive una situazione di disagio. Che forse mai avrebbe pensato di vivere. Intrecciando storie. Come è accaduto ad Hassan e a Yarek. Quest’ultimo era un soldato polacco. Qualche mese fa, nel suo Paese, nel rincasare apprende che, a causa di un incidente stradale, la sua famiglia è deceduta. Non regge al dolore e decide di farsi giustizia da solo, gambizzando il responsabile dell’incidente. Scappa e inizia a peregrinare fino ad arrivare a Salerno. Arriva in via Guariglia dove sorge, nei locali della onlus Oasi (presidente Antonio Bonifacio) l’associazione degli avvocati. Così il soldato parla con gli avvocati e conosce altre persone. Lega con Hassan, 40enne, marocchino, anch’egli rivoltosi alla Onlus. Diventano amici. Un giorno, però, già debilitato, Yarek all’improvviso si accascia. E muore. L’amico non lo lascia solo. Chiama i soccorsi e la polizia. Ma il marocchino deve scontare ancora una pena che pensava fosse estinta. E così, chiamando i soccorsi, l’uomo trova anche il carcere. Tuttora Hassan è detenuto, ma gli avvocati di strada stanno lavorando per dargli una pena alternativa. Ancora storie: c’è il rumeno che dopo mesi di lavoro ad Avellino non viene pagato. Così, senza tetto, finisce a Salerno. Per lui si è aperta la pratica, che sta dando già buoni frutti. Ma ci sono anche gli italiani. C’è Enzo, con un passato da tossicodipendente: sta cercando di uscire fuori dal tunnel grazie all’aiuto di una comunità. Una vita spesa per l’altro non priva di difficoltà. «C’è la burocrazia, in primis. E a volta la poca disponibilità tra noi associazioni, una sordità che fa male solo a chi attende aiuto», spiega Romano.

di Rosa Coppola

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