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RIPRENDE LA PROTESTA DEGLI EX OPERAI HITACHI

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NAPOLI – Ad agosto sono saliti su una gru. Ci sono rimasti per 4 interminabili giorni sotto il sole cocente di una Napoli deserta. Non hanno mangiato, non hanno bevuto né dormito: solo sperato. Da un’altezza di 30 metri, si affacciavano affaticati, a sostenerli giù, da lontano, eppure così vicini, mogli e figli. Tra vertigini e rabbia, coraggio e disperazione, si sono incrociate, ancora una volta, le storie e le necessità dei 4 operai Hitachi,prima esternalizzati, poi interinali e infine licenziati dopo 25 anni di servizio a causa di un “piano di riorganizzazione delle strutture produttive”, come specificato dalla multinazionale. Massimiliano, Vincenzo, Aniello, Alfredo sono i lavoratori lasciati fuori, l’ “esubero” – così definiti- che ha toccato finalmente terra, in quei giorni d’estate arrabbiati, dopo la promessa di un accordo. Accordo che però non c’è stato. Ed è per questo che pare non esserci fine alla loro battaglia di dignità che da quasi due mesi è diventata ragione di vita. Si sono incatenati, hanno pianto, lottato, hanno chiesto aiuto al Papa, alla politica, alle istituzioni, alla Chiesa, confessando gli equilibri difficili di esistenza  precaria,  ma tutto è rimasto immobile.
RICOMINCIA LA PROTESTA- Massimiliano, ha più di 40 anni e si ritrova senza lavoro e stipendio. E’ andato in depressione, ha tentato il suicidio ed oggi, minaccia di buttarsi giù. “Chiediamo che le promesse di ricollocamento fatte ad agosto vengano rispettate,- dice- non vogliamo altro che poter lavorare”. Assieme a lui, Lucia, moglie di Vincenzo, una figlia di 20 anni disabile e il dramma di una famiglia monoreddito. Tra gli “spettatori” col naso all’insù, Aniello, che guarda in silenzio i colleghi. Ha da poco subìto un lutto: la piccola Carmela, 5 mesi, affetta da tumore al cervello è morta dopo un lungo periodo di cure al Gaslini di Genova. La questione è più viva e delicata che mai. “Non abbiamo intenzione di scendere, resteremo qui fin quando sarà necessario e siamo pronti a tutto”, gridano. Da un’impalcatura, in bilico, Massimiliano continua a difendere il suo dissenso. “San Gennaro pensaci tu” è lo striscione  (preghiera) che da ore sventola sul balcone del suntuoso  Palazzo Reale. Ha resistito alla pioggia e al vento di stanotte. In attesa del loro miracolo, ricomincia la protesta.

di Carmela Cassese

 

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