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La Reggia di Carditello torna a essere fattoria sperimentale

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Ridurre l’impatto ambientale e avviare un progetto pilota, sperimentando sui terreni di Carditello una coltivazione sostenibile e innovativa. Siglato, in mattinata, il protocollo di intesa tra la Fondazione Real Sito di Carditello e il Dipartimento di Agraria dell’Università “Federico II” per promuovere modelli di agricoltura contemporanea.  Torna a splendere, dunque, il modello di fattoria agricola sperimentale tracciato dalla lungimirante dinastia borbonica.

Anticamente, infatti, la Tenuta era destinata alla caccia, all’allevamento e alla selezione di cavalli di razza reale, oltre che alla produzione agricola e casearia.

Proprio a Carditello era situata la Reale Industria della Pagliara delle Bufale.

“Una importante collaborazione istituzionale – spiega Maurizio Maddaloni, presidente della Fondazione Real Sito di Carditello – che conferma e rafforza la vocazione della Reale Delizia. L’obiettivo è coniugare la sostenibilità ambientale con la valorizzazione turistica e culturale del Real Sito, stimolando lo sviluppo economico dell’intero territorio, rilanciando l’identità della Campania Felix e rafforzando il rapporto tra la nostra comunità e l’ambiente che ci circonda. Carditello, oggi come allora, rappresenta un mirabile esempio dell’imprenditoria illuminata promossa dalla casa reale borbonica”.

Un progetto pluriennale – ideato dal Dipartimento di Agraria dell’Università “Federico II” di Napoli, in collaborazione con il Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali (CREA-CI) – destinato ad ottimizzare l’intero sistema colturale, migliorando produttività e qualità attraverso l’uso razionale degli input e rafforzando la resilienza degli agroecosistemi.

 “Il settore agricolo – dichiara Mauro Mori, responsabile scientifico del progetto – sta attraversando una profonda trasformazione, guidata dalla necessità di conciliare l’aumento della produttività con la tutela delle risorse naturali e la riduzione dell’impatto ambientale. Questa transizione ha dato origine a una nuova visione dell’attività agricola, in cui la sostenibilità è intesa come una strategia di gestione agronomica integrata, incentrata sull’uso efficiente delle risorse, sul mantenimento della fertilità del suolo e sulla valorizzazione delle interazioni ecologiche che regolano la produzione”.

La Convenzione – firmata dal presidente della Fondazione, Maurizio Maddaloni, e dalla professoressa Maria Rao, delegata del direttore del Dipartimento, Danilo Ercolini – consentirà di mettere a confronto, su una rotazione frumento, coltura intercalare e pomodoro da industria, diverse tipologie di matrici organiche (digestato e vermicompost) con la concimazione minerale.

L’utilizzo delle matrici organiche, oltre a garantire un minor impatto ambientale, permette di migliorare le qualità fisiche e biologiche dei suoli.

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