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Giornata Mondiale della Prematurità: l’allarme dei dati e le iniziative per non dimenticare

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Il 17 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Prematurità, ricorrenza promossa dalla European Foundation for the Care of Newborn Infants per richiamare l’attenzione su un fenomeno che, secondo le organizzazioni sanitarie internazionali, continua a rappresentare una delle principali emergenze neonatali.

A livello globale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato per il 2020 oltre 13 milioni di nascite pretermine, equivalenti a un neonato su dieci. I report internazionali hanno inoltre confermato che le complicazioni legate alla nascita prematura restano la prima causa di morte nei bambini sotto i cinque anni, con circa 900 mila decessi registrati nel 2019. L’ultimo rapporto congiunto OMS–UNICEF ha segnalato che un neonato prematuro muore ogni 40 secondi e che, nell’arco dell’ultimo decennio, i nati troppo presto hanno superato quota 152 milioni, senza che il tasso globale di prematurità mostrasse significative riduzioni. Le agenzie sanitarie sottolineano come tre quarti dei decessi potrebbero essere evitati tramite interventi semplici e già disponibili.

Anche in Italia, dove ogni anno si registrano tra i 25 e i 30 mila nati prematuri, la questione mantiene un forte impatto clinico e sociale. Le percentuali nazionali indicano che tra il 7 e il 10% delle nascite avviene prima del termine, mentre un neonato su cento nasce molto, o estremamente, pretermine. Le analisi dell’Italian Neonatal Network mostrano un tasso di sopravvivenza del 96% alla dimissione, ma confermano la necessità di un monitoraggio post-natale strutturato, soprattutto nei casi più gravi. I dati epidemiologici regionali segnalano che la natimortalità nei prematuri estremi può superare i 90 casi per mille, evidenziando la fragilità dei bambini nati tra la ventiduesima e la ventisettesima settimana.

Le società scientifiche italiane richiamano da tempo l’attenzione sulle conseguenze a lungo termine della prematurità, che riguardano lo sviluppo neurologico, respiratorio e sensoriale. Progetti come la rete Baby@Net dell’Istituto Superiore di Sanità sono nati per garantire un tracciamento continuo della crescita e del neurosviluppo, considerato fondamentale per intervenire precocemente sulle eventuali complicazioni.

Alla ricorrenza si affiancano diverse iniziative simboliche e divulgative. In molte città italiane ed europee, ospedali ed edifici pubblici vengono illuminati di viola, colore adottato a livello internazionale per rappresentare i nati prematuri. Alcuni reparti materno-infantili allestiscono installazioni dedicate, come l’“albero della vita” o la linea dei calzini, immagine utilizzata per ricordare che un bambino su dieci nasce prima del termine. Le campagne delle organizzazioni internazionali mettono inoltre a disposizione materiale informativo e invitano a promuovere pratiche come il contatto pelle a pelle, riconosciuto dalle autorità sanitarie come intervento capace di migliorare significativamente la sopravvivenza.

Malgrado gli sforzi di prevenzione e i progressi della neonatologia, le istituzioni sanitarie continuano a considerare la prematurità una priorità globale. La recente risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Sanità ha ribadito la necessità di ampliare l’accesso alle cure per i neonati piccoli o malati, un impegno che richiede investimenti continui, formazione specialistica e una migliore assistenza alla salute materna. La Giornata Mondiale della Prematurità torna così a ricordare che, dietro ogni statistica, resta il compito concreto di garantire a ogni bambino, anche a chi arriva troppo presto, una reale possibilità di sopravvivere e crescere.

di WM

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