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Arcigay Napoli: un disegno racconta il Progetto Fortunato all’interno del carcere di Poggioreale

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“Il disegno che vedete è stato realizzato dal nostro tutor d’aula Carlo Oneto, in arte Carlo Knet, che ha avuto l’ottima intuizione di mettere al servizio della comunicazione la sua arte e il suo estro, legando alla sua azione di tutor partecipante quella di artista, permettendoci di poter raccontare al meglio ciò che sta accadendo all’interno della Casa circondariale di Poggioreale”, spiegano i volontari di Antinoo Arcigay Napoli. Il carcere, infatti, è un luogo dove per ragioni di sicurezza e privacy non è semplice poter introdurre apparecchiature audiovisive atte a testimoniare questo processo di crescita che il progetto sta attuando. “Come la fotografia, il disegno porta in seno un processo emotivo dove monadi entrano in relazione e forse, in questo caso, è proprio l’atto in cui il nostro Carlo disegna ad accrescere il legame tra partecipanti ed i propri insegnanti”, spiegano dall’associazione a tutela delle persone Lgbt+ presieduta da Daniela Lourdes Falanga. Insomma, il Progetto Fortunato non è solo un laboratorio di produzione di taralli ma tanto altro. Infatti, la formazione laboratoriale pratica è costantemente accompagnata dal corso pratico HACCP (acronimo di Hazard Analysis Critical Control Point: analisi dei rischi e controllo dei punti critici). Si tratta, in parole più semplici, di un sistema di controllo, relativamente alla produzione degli alimenti, che ha come obiettivo la garanzia della sicurezza igienica e della commestibilità. Il corso, tenuto da esperti scelti ad hoc dal partner progettuale Humans, darà la possibilità ai nostri utenti di accedere all’esame di alimentarista di secondo livello. Una qualifica fondamentale all’interno del mondo della ristorazione in senso lato. Sanificare, disinfettare e conservare gli alimenti per il consumo al pubblico si confronta con l’esperienza della detenzione. Sussistono tante precauzioni che si possono adottare anche al consumo ed alla conservazione dei propri alimenti in carcere. Questi insegnamenti possono essere dunque traslati nella vita quotidiana migliorando il benessere del momento presente, evitando contaminazioni di vario genere e quindi il rischio di disturbi gastrointestinali che, anche se di lievissima entità, possono essere vissuti in modo drammatico in un contesto di reclusione quale è quello carcerario.

di Mirella D’Ambrosio 

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