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Rapporto immigrazione, Kienge; “Ripartiamo dal linguaggio”

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kiengeROMA – “Quello che dobbiamo fare è muoverci in tutti i settori perché l’integrazione è un fenomeno trasversale. Dobbiamo agire nel mondo della scuola, dello sport, della sanità”. E’ intervenuta così il Ministro per l’Integrazione Cècile Kyenge, a margine della presentazione del Dossier Statistico sull’Immigrazione 2013 del centro di Ricerche Idos. Che raccoglie e utilizza anche i dati dell’UNAR, l’ufficio nazionale anti discriminazioni razziali.

I numeri di questo dossier sono particolarmente importanti proprio per questa nuova collaborazione, – spiega Franco Pittau, Presidente del Centro Studi e Ricerche Idos – In questo modo, siamo stati in grado di collegare il fenomeno dell’immigrazione a integrazione e discriminazione”. Secondo l’UNAR, infatti, nel 2012 si sono registrati in Italia1283 casi di discriminazione di cui il 51,4% su base etnico-razziale. “Bisogna valorizzare la diversità come valore fondante della comunità Europea – ha ammonito la Kyenge – anche a partire dal linguaggio che usiamo. La Carta di Roma è importante proprio per questo”.
Il rapporto evidenzia l’Italia come area di sbocco per i flussi migratori internazionali: gli stranieri regolari presenti nel nostro Paese sono oltre 5milioni, pari al 7,4% della popolazione complessiva (di cui quasi 3milioni 800mila non comunitari). La maggior parte di loro, circa il 61%, si trovano al Nord, il 24,2% al Centro e solo pochi, il 14%, rimangono al Sud.
E l’Europa si attesta come primo continente di origine per gli immigrati che si fermano nel nostro Paese: il 50,3% degli stranieri è di provenienza europea, contro il 22% di provenienza africana. Il dossier raccoglie poi dati sui bambini stranieri nati in Italia, sull’inserimento lavorativo e le compravendite immobiliari degli immigrati.
E proprio sui comportamenti discriminatori legati a differenze di razza, lingua o religione, si è soffermata anche Maria Dulce Araujo Evora, giornalista di Radio Vaticana. “Quando ero studentessa e cercavo casa a Roma ho scoperto un’Italia che non conoscevo – racconta questa signora nata a Capo Verde – visionavo gli annunci, prendevo molti appuntamenti telefonici ma spesso capitava che quando dicevo il mio nome la persona dall’altra parte rispondesse ‘Ah ma allora non sei italiana!’. E buttava giù il telefono”.
Ma gli italiani sanno anche riscattarsi. Di fronte all’emergenza degli sbarchi, sottolinea la Kyenge, hanno dato prova di grande generosità: “La cultura dell’accoglienza e la capacità di adattamento del popolo italiano ha dovuto supplire per lungo tempo la mancanza di politiche pubbliche organiche su immigrazione e integrazione. Ma adesso la presenza di un Ministro per l’Integrazione rappresenta la scelta di voler abbandonare un approccio emergenziale”. Ha esposto quindi un nuovo obiettivo: una governance organica che si occupi del fenomeno dell’immigrazione. 

di Alice Martinelli 

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