L’associazione “Obiettivo Napoli”, un presidio di legalità in un territorio complicato, quello di Mercato-Pendino, tra i quartieri più popolari e poveri della città, lì dove la percentuale dei percettori dell’Assegno di Inclusione è tra le più alte della città. Nata oltre 30 anni fa, l’organizzazione napoletana svolge per i minori e le famiglie della zona una serie di attività educative e formative, dai laboratori di Educativa Territoriale, che coinvolgono ogni giorno intorno ai 50 bambini e ragazzi, al progetto di “istruzione parentale” che arriva lì dove l’istituzione scolastica non attecchisce.
Le attività per minori e famiglie Delle attività rivolte ai più piccoli ci parla Vittorio Bruno, coordinatore dell’Educativa Territoriale realizzata da “Obiettivo Napoli” per il Comune di Napoli: «Siamo un punto di riferimento per queste famiglie da circa 20 anni – spiega – Cinquanta sono i ragazzi che frequentano il nostro centro fino ai 16 anni circa, ma quaranta sono quelli in lista d’attesa, per cui servirebbe addirittura raddoppiare l’offerta. L’obiettivo è quello di dare a questi ragazzi una alternativa alla strada, ma il primo intervento da fare è sul contesto familiare e sociale».
Presso la sede dell’associazione in via Cosenz, proprio a un passo dal Centro Servizi Sociali della II Municipalità di Napoli, i ragazzi dell’Educativa vengono coinvolti in tre gruppi, diversi a seconda dell’età, attraverso un piano educativo che è al contempo individuale e collettivo. «Collaboriamo in maniera costante sia con le assistenti sociali, che ci segnalano situazioni particolari, sia con la rete informale di risorse presenti sul territorio» continua Vittorio, secondo il quale una delle principali emergenze di questa parte della città è la “povertà culturale” che non è necessariamente legata a quella materiale. «Ed è lì che bisogna intervenire per invertire la tendenza».
Insegnare la bellezza tra degrado e rifiuti- Qui, ai giovanissimi che non hanno tanta voglia di studiare, si trasmette l’importanza della lettura: a questo scopo è stata anche allestita, non senza fatica, una piccola biblioteca che non è escluso, più avanti, possa anche aprire al territorio. Per ora, a consultare i libri sono i giovani utenti di “Obiettivo Napoli” ed è già una bella conquista. Anche la musica può essere uno strumento di integrazione, come dimostra l’esperienza dei “Dudu parata transistor”, una band musicale formata dai bambini del quartiere – il cui nome è un acronimo di Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – e nata grazie a un contributo economico di Energas, che si esibisce nel corso di iniziative sociali.
Insomma, a pochi chilometri dal degrado della Stazione Centrale, su una strada stracolma di cumuli di immondizia, si cerca di educare i ragazzi alla bellezza. «Sembra una contraddizione – sottolinea Vittorio Bruno – Tra le nostre mura diamo segnali di speranza e di riscatto ai giovani, poi però questi escono fuori e si ritrovano in una discarica a cielo aperto, a causa di bidoni in cui la gente getta di tutto anche da altri quartieri della città, nell’indifferenza più totale, per quanto sia stato chiesto più volte di rimuoverli». Un altro paradosso colpisce: si indica una alternativa alla strada, ma le famiglie chiedono spazi. Dove sono questi spazi per i giovani?
L’associazione sta lavorando a questa possibilità da anni: «Qui non c’è nulla per i bambini e ragazzi. Abbiamo chiesto più volte un’area per farne un parco giochi, e l’avevamo anche individuata in una scuola qui accanto che è stata chiusa un paio di anni fa e oggi versa in uno stato di abbandono proprio lì, davanti ai bidoni. Anche questo è un messaggio che non dovrebbe passare. A ogni modo, siamo tuttora in dialogo con l’assessore comunale al Welfare Luca Trapanese, che ci ha assicurato la piena collaborazione, e con il Comitato adolescenti».
L’istruzione parentale e il Servizio Civile- Una delle attività più importanti di “Obiettivo Napoli” è il progetto di istruzione parentale, di cui parliamo con la coordinatrice, l’educatrice Luisa Amalfi: «Accogliamo i ragazzi che hanno difficoltà a restare nel circuito scolastico, quelli destinati a disertare per sempre la scuola. Spesso questi ragazzi finiscono per rappresentare un disturbo per l’intera classe e non permettono un sereno apprendimento né per sé ne per gli altri. È lì che, in stretta collaborazione con le scuole del territorio e con le famiglie, interveniamo noi». Si tratta di una scuola “alternativa”, certamente più leggera e dinamica, in cui gli orari possono essere più flessibili, c’è una maggiore tolleranza per le assenze rispetto alla scuola tradizionale e l’atmosfera è decisamente informale.
Alla fine del percorso, che passa anche per un riconoscimento formale, è possibile conseguire il titolo da privatista. Chi arriva al traguardo è stato sostenuto durante l’anno scolastico nella ricerca di un campo di interesse e nella motivazione a non mollare, da ragazzi di poco più grandi di lui, ovvero i volontari del Servizio Civile, opportunamente formati allo scopo, grazie a due progetti educativi che l’organizzazione porta avanti con successo da anni.
«La nostra mission è quella di dare ai giovani un orientamento formativo e professionale, contrastare la dispersione scolastica, promuovere occasioni lavorative. Ne abbiamo di storie da raccontare dopo 33 anni», chiosa il presidente di “Obiettivo Napoli” Giuseppe Gilardi.
di Maria Nocerino