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In farmacia come in trincea: «Lavoriamo con amore, ma spesso siamo dimenticati »

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Tra gli eroi di questa emergenza COVID 19 ci sono anche loro, i farmacisti. Abbiamo raccolto testimonianze di alcuni di loro, e in particolare di Maria Grazia Colangelo, della Farmacia Colangelo di Napoli.

Questi operatori sono coinvolti in prima linea nella battaglia al virus con il rischio di poter essere contagiati anche loro ma molto spesso vengono dimenticati.

Le farmacie rientrano, infatti, nei cosiddetti servizi essenziali per cui garantiranno i loro servizi per tutta la durata dell’emergenza.  

“Dall’inizio del primo contagio in Italia, noi farmacisti abbiamo fatto e facciamo un grande lavoro di informazione e rassicurazione, e quando ancora non c’era l’obbligo di rimanere a casa già consigliavamo ai nostri pazienti di muoversi solo per lavoro e per le faccende urgenti”, racconta Oleg dipendente della farmacia Colangelo. “Fin dall’inizio ho consigliato ai clienti della Farmacia, di restare a casa e rafforzare il proprio sistema immunitario con vitamine e diete leggere per pulire l’organismo – continua la titolare Maria Grazia – oggi per alcuni pazienti siamo però diventati l’unico punto di riferimento”. Molti farmacisti che hanno richiesto l’anonimato, hanno testimoniato infatti l’assenza in questa emergenza di molti medici di base che, anziché guidare e sostenere i propri pazienti, non rispondono più a telefono, e si affidano a messaggeri di fortuna per le loro ricette. “Anche su questo punto ci siamo auto-organizzati – spiega la Colangelo – abbiamo da subito messo appunto un sistema autonomo per ricevere e stampare le ricette come altre tantissime farmacie, in più noi effettuiamo anche le consegne a domicilio, per evitare di far uscire le persone”. “Tutto questo – continua – lo facciamo con amore per il nostro lavoro e con la professionalità che distingue il mestiere che ci siamo scelti ma denunciamo di essere stati dimenticati da tutti: dal sistema sanitario nazionale e dalla Federfarma non abbiamo ricevuto nessun sostegno economico per continuare a lavorare in sicurezza; ho comprato personalmente il plexiglass per proteggerci dai possibili contagi, le mascherine e i guanti. Abbiamo procurato le mascherine per gli immunodepressi regalandole anche in alcuni casi, ma la cosa che più ci dispiace è non essere sostenuti sul lavoro psicologico che quotidianamente facciamo essendo uno dei pochi riferimenti delle persone per prossimità territoriale. La sera non nascondo di arrivare distrutta a casa e mi viene anche da piangere, per tutte le persone a cui devo dire che andrà tutto bene, per l’angoscia che vedo nei loro occhi, per l’ansia che sale anche a noi per la paura di contagiarci. Ci sono persone che non dormono più, che sono prese dall’agitazione, che ci chiedono quando finirà. È una responsabilità enorme e siamo soli a fronteggiarla”.

Un problema, quello del mancato supporto di alcuni medici di base, diventato critico in questo momento per la categoria dei farmacisti ma soprattutto per le persone, su cui la sanità campana dovrebbe prendere provvedimenti.

di Caterina Piscitelli

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