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Laboratori interculturali: la conoscenza reciproca è il primo passo verso l’integrazione

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cooperazioneNAPOLI – A San Giovanni a Teduccio, dai primi di aprile ogni martedì pomeriggio avviene un coloratissimo e “rumoroso” incontro tra la cultura partenopea e quella africana. Negli spazi della Fondazione Famiglia di Maria – che lavora con bambini e adolescenti del quartiere che vivono in situazioni di disagio sociale ed economico – due ballerini del Burkina Faso, Adolphe Nikiema e Toure Abdou Cheick Moctar, insegnano ai ragazzini che frequentano la struttura le danze tipiche della loro terra. Due ore di allegria, di scoperta, di arricchimento reciproco, in cui la diffidenza nei confronti dello straniero o la paura del “diverso” sembrano concetti astratti e distanti: a emergere, infatti, è soltanto la bellezza di conoscere i costumi e le tradizioni di un Paese lontano.

Quello di musica e danza etnica è uno dei laboratori interculturali del progetto “I saved the world today” promosso da Ariete ONLUS, associazione impegnata dal 1993 nel campo delle adozioni internazionali, che da qualche anno ha rivolto l’attenzione anche alle comunità di stranieri che vivono nella nostra città. L’iniziativa, presentata il 3 maggio a Palazzo San Giacomo nel corso del convegno “La solidarietà come educazione al futuro”, è stata finanziata dal Comune di Napoli, che l’ha trovata particolarmente «brillante, perché coinvolge gli artisti nello spirito della cooperazione tra intelligenze ed energie di popoli diversi – come ha spiegato l’Assessore alla Cooperazione Decentrata Alessandro Fucito –, con una ricaduta positiva sul territorio napoletano».

“I saved the world today” – che si concluderà entro dicembre – non è solo musica: accanto al laboratorio di danza africana troviamo quello di storytelling multimediale rivolto a ragazzi italiani e di altre nazionalità, di spazio pubblico partecipato, aperto a tutti i cittadini stranieri residenti a Napoli, e di gastronomia etnico-culturale, pensato per dieci mamme partenopee e straniere che abitano nei Quartieri Spagnoli. E ancora, workshop di teatro, incontri di formazione per gli insegnanti e un concorso di scrittura per le scuole medie inferiori e superiori, che invita gli studenti a mettersi nei panni dell’altro attraverso la produzione di un elaborato sul tema “Se fossi stato uno straniero…”.

Oggi dialogare con i migranti è una necessità e i giovani in tal senso possono darci una lezione importante, perché «si aggregano più facilmente e non hanno i pregiudizi che abbiamo noi adulti», ha commentato il Presidente di Ariete ONLUS Anna Benedetta Torre. Dai ragazzi, quindi, si può partire per parlare di accoglienza in modo nuovo, creando una rete in cui «non sono soltanto gli italiani a trasferire le proprie conoscenze e competenze all’altro, ma è anche lo straniero che interagisce con noi portando qui la sua cultura».

di Paola Ciaramella

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