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Siria, migliaia i profughi. Aumenta il rischio di una crisi ingestibile

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profughi_NEW YORK – «La situazione umanitaria è talmente drammatica da non poter essere neanche descritta. Mese dopo mese, la crisi dei rifugiati accelera a una velocità impressionante». Così António Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), avverte che in Siria si sta avvicinando il «momento della verità», da qui l’appello rivolto alla comunità internazionale a non permettere che la situazione peggiori ulteriormente.  L’Alto Commissario, durante l’ultimo Consiglio di Sicurezza a New York,  ha evidenziato il rischio che il conflitto in Siria si diffonda nella regione. «Ciò che sta accadendo oggi in Siria rischia di esplodere nel giro di poco tempo, dando luogo a un disastro cui la comunità internazionale potrebbe non riuscire a far fronte né in campo politico, né in quello relativo alla sicurezza, né umanitario».
EMERGENZA UMANITARIA. Il capo dell’Unhcr, che gestisce l’operazione umanitaria per i rifugiati nei paesi confinanti e per centinaia di migliaia di sfollati interni in Siria, ha evidenziato che circa un anno dopo l’inizio del conflitto, nell’aprile 2012, i rifugiati registrati nei paesi della regione erano solo 33mila. I tre quarti dei rifugiati sono donne e bambini. Gli sfollati sono circa due milioni, oltre quattro milioni subiscono le conseguenze del conflitto, sottolinea l’Alto Commissario delle Nazioni Unite. «Migliaia di giovani vite – aggiunge Guterres –  sono state distrutte da questo conflitto e la generazione che rappresenta il futuro di un intero paese sarà segnata dalla violenza e dal trauma per molti anni a venire». Guterres ha ricordato ai quindici membri del Consiglio di Sicurezza che i paesi che ospitano i rifugiati, come la Giordania, il Libano, la Turchia e l’Iraq, stanno pagando un prezzo sociale ed economico molto alto per la loro generosità e per il loro spirito umanitario. L’Alto Commissario Guterres sarà in visita nei paesi della regione tra il 10 ed il 15 marzo, quando si fermerà in Turchia, Giordania e Libano.

di Davide Domella

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