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Bandiere di pace su barche di speranza. Dal Mediterraneo a Gaza, anche Napoli e la Campania sostengono la Global Sumud Flotilla

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Anche Napoli e la Campania sostengono la Global Sumud Flotilla, la serie di imbarcazioni partite o che partiranno prossimamente da alcuni porti del Mediterraneo come Barcellona e Genova e poi Tunisi e poi altre ancora, con l’obiettivo di arrivare a Gaza nelle prossime settimane, rompere l’assedio dell’esercito israeliano e portare viveri alla stremata popolazione palestinese, vittima di quello che oramai molti definiscono un genocidio. Alcune imbarcazioni sono simbolicamente partite per un giro nel golfo di Napoli con bandiere della Palestina al vento. Un gesto importante a riprova della vicinanza verso attivisti, giornalisti, membri della società civile, sanitari provenienti da tutto il mondo avventuratisi nella complicata missione di arrivare a Gaza e tentare di dare sollievo a chi vede pericolosamente avvicinarsi il momento della propria fine.

L’obiettivo della giornata e le voci

Titta Musto, referente della delegazione regionale del Global Movement to Gaza, ribadisce: «Noi siamo una flotta di terra non violenta a sostegno della Global Sumud Flotilla, una missione umanitaria che va per mare per sfondare l’apartheid per portare aiuti umanitari e dichiarare ai governi, silenti e complici, che la società civile e si è estesa di tutte le realtà di questa terra». Musto, unitamente agli altri organizzatori della mattinata napoletana di appoggio alla Palestina assicura la «crescita costante del movimento e della voce unica che sostiene la flotta. Noi portiamo un’idea di umanità che Israele e i governi complici non hanno». In tanti in Italia dichiarano la propria delusione verso il tipo di narrazione giornalistica di quanto accade a Gaza e in Cisgiordania da decenni. Mauro Forte, già tra i portavoce della piattaforma Free Julian Assange, dedicata al creatore di Wikileaks liberato dopo anni di carcere e battaglie per la sua scarcerazione, non le manda certo a dire alla stampa nazionale. «Abbiamo un’informazione di Stato che continua a raccontare menzogne. Ci sono giornalisti che hanno parlato di allontanamento volontario da Gaza dei palestinesi. I media devono provare a raccontare la verità, ne va della libertà di tutti noi». A imbarcarsi simbolicamente da Napoli, tra gli altri, Hamid Alfarra, nativo di Khan Younis a Gaza e attivista pro Pal, attualmente residente nella provincia di Salerno. «Sumud – spiega Hamid –  significa resilienza, quella del popolo palestinese e quello del popolo italiano che vuole lasciare i palestinesi da soli». Anche Alfarra fa cenno al tipo di informazione veicolata sulle morti a Gaza. «Vero, le notizie arrivano ma in verità non tutti i massacri vengono raccontati. I veri eroi sono i giornalisti, i bambini, i giovani a Gaza che attraverso un telefono ogni secondo trasmettono la distruzione. Soltanto sabato ci sono state 200 persone uccise a Gaza» mentre oltre un milione di uomini, donne e bambini stanno cercando di raggiungere il Sud della Striscia «senza però», si rammarica Hamid Alfarra, «un vero corridoio umanitario».

Il messaggio e gli altri interventi

Sulla missione della Flotilla, Titta Musto si raccomanda: «È una missione delicata, invitiamo tutti a seguire i movimenti sui canali ufficiali del Global Sumud Flotilla e di Global Movement to Gaza. Dobbiamo essere pronti a situazioni di rischio. L’ultima missione della flotilla di luglio- ricorda ancora Musto – formata da gente non violenta, sono stati arrestati da uomini bardati dell’esercito israeliano. La barca è ancora sotto sequestro e i beni a bordo che volevano essere consegnati, giocattoli, presidi medici, giocattoli, cibo, sono deperiti insieme all’imbarcazione». Marta Di Giacomo del Laboratorio Insurgencia, facente parte del Global Movement to Gaza, si mostra orgogliosa di Napoli quali «città di pace, solidale al popolo palestinese. C’è una parte sana che ancora difende ancora un briciolo di umanità. Mentre gli eserciti difendono le barbarie di Israele, con la segregazione e l’apartheid del popolo palestinese in Cisgiordania e Gaza, c’è chi fa prevalere l’umanità». Per gli appartenenti all’associazione Jonathan, che si occupa di dare un futuro diverso attraverso il lavoro alle barche di giovani in area penale, «già il tentativo di rompere quel vergognoso assedio è una vittoria. Noi ci occupiamo di ragazzi in area penale, vogliamo tentare di far scrivere ai nostri giovani un futuro diverso e questa nostra sensibilità ci ha fatto senza indugio ad appoggiare l’iniziativa napoletana al Molosiglio e di via Acton».

Le altre iniziative

Diverse settori della società civile continuano a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inferno di Gaza, promuovendo diverse iniziative come quella della recente giornata di digiuno di 40000 operatori sanitari italiani, all’incirca 4000 in Campania. Uno degli aderenti, il fisioterapista Giansandro Morelli, lancia un messaggio al governatore della Campania Vincenzo De Luca. «Il presidente della giunta regionale, a parole, ha condannato il genocidio palestinese. Chiediamo però De Luca faccia qualcosa in più, come ad esempio boicottare quelle aziende farmaceutiche in qualche modo legate a Israele, che fanno profitto e sponsorizzano il genocidio israeliane. L’azione concreta di interrompere la fornitura di queste aziende può essere fatta subito in tutti i distretti sanitari campani. Basta volerlo».  Franco Di Mauro della rete No Box ed ex calciatore nelle categorie dilettantistiche, si è rivolto con una lettera ai calciatori di Napoli convocati dal Ct Rino Gattuso in vista delle partite di qualificazioni mondiali che vedrà impegnata la Nazionale italiana contro Israele il prossimo 8 settembre in trasferta e poi il successivo 14 ottobre in Italia a Udine. In una lettera aperta, Di Mauro si rivolge al portiere Alex Meret, al difensore Giovanni Di Lorenzo e al centrocampista Matteo Politano (la missiva era indirizzata anche ad Alessandro Buongiorno però non convocato) e chiede: “Rinunciate alla convocazione e donate un omaggio ai bimbi palestinesi che non ci sono più ed una speranza a quelli rimasti, affinché al più presto possano pensare a procurarsi un pallone invece del cibo. Condannate, insieme a tantissimi altri nel mondo, quanto sta avvenendo in Palestina. Siate protagonisti del vostro tempo, schieratevi».

di Antonio Sabbatino
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