“L’ascolto attento, motivato e costante dei minorenni è un principio guida irrinunciabile a tutela dei diritti di bambini e adolescenti, così come sancito dalla Convenzione di New York e recentemente ribadito dalla riforma Cartabia, che afferma il diritto del minore a essere ascoltato in tutte le questioni che lo riguardano e nelle procedure in cui è coinvolto”, così Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
“Questo diritto va in ogni modo salvaguardato – continua Terragni – in particolare nei casi di separazione conflittuale e nelle relative decisioni sull’affido dei figli. Per ascolto non si intende solo attenzione al racconto, ma anche capacità di leggere segnali non verbali: comportamenti, problemi relazionali, indizi di disagio, rendimento scolastico, anche semplici disegni, compito che richiede un’alta specializzazione”.
“A maggior ragione l’ascolto va garantito nei casi in cui vi siano allegazioni di violenza o sospetti di maltrattamento e abuso” dice ancora l’Autorità garante. “Purtroppo invece troppo spesso il minore è ritenuto poco credibile in quanto manipolato da terzi, in particolare da un genitore ostativo o ‘malevolo’ – quando non si ricorra esplicitamente e inammissibilmente al costrutto ascientifico di Pas, sindrome di alienazione parentale. Dunque il minore sarebbe incapace di esprimere una propria volontà”.
“Casi recenti, alcuni dei quali pervenuti all’attenzione delle cronache – aggiunge Terragni – fanno pensare che questo diritto ad essere ascoltati venga bypassato con preoccupante frequenza, e che il principio primo del superiore interesse del minore finisca per diventare l’ultimo a essere considerato a fronte degli interessi delle parti in conflitto”.
“L’auspicio e la raccomandazione – conclude l’Autorità garante– sono invece che l’interesse del minore venga sempre perseguito nella sua primarietà. E che quindi il diritto di bambini e adolescenti a essere ascoltati sia sempre riconosciuto e garantito, senza eccezioni”.

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