RIO DE JANEIRO – Jairo era stato minacciato tante volte. A parole, con una pistola, un giorno addirittura con un mitra. Ma non aveva ceduto di un passo. A sua madre una volta disse: vecchia, voglio bene a quelle tartarughe quanto amo te, sai? Perché lei sì che aveva paura, e insieme a Erika, l’altra figlia, l’avevano implorato tante volte di lasciar perdere, di non andare più a Moin, lungo quelle spiagge infinite e per di più nel cuore della notte. L’ora giusta per vedere le tartarughe quando sbucano dal buio del mare per depositare le uova.
Jairo è morto più di una settimana fa, l’hanno trovato con la testa infilata nella sabbia, i polmoni pieni di acqua e sabbia. Un rituale iniziato con un rapimento, era su una jeep con quattro amiche, e proseguito con un colpo alla testa per tramortirlo, urlandogli di tutto, che l’avevano avvisato mille volte, che non doveva più mettere piede lì. La costa caraibica del Costa Rica è uno dei pochi posti dove nidificano le straordinarie tartarughe giganti che lì chiamano baulas , bestioni di 300 e passa chili, che toccano terra solo in posti incontaminati per la riproduzione. Animali in via di estinzione e protetti in tutto il mondo, ce ne sono sempre più rare anche nel nostro Mediterraneo. Eppure ai Caraibi c’è qualcuno che di notte segue le orme sulla sabbia, scava e si porta via le uova. Hanno anche un nome, hueveros , trafficanti di infimo livello. Ogni uovo lo vendono a un dollaro, in un anacronistico mercato nero, dal quale scaturiscono presunti afrodisiaci o altre pozioni magiche da vendere ai mercatini.
Jairo Mora aveva 26 anni, studiava biologia tropicale e lavorava per la Ong «Widecast». La sua passione era monitorare gli arrivi delle tartarughe, il numero dei nidi e delle uova depositate. Quando fiutava il pericolo si portava via le uova prima dei ladri, le custodiva in un allevamento, dal quale tre mesi dopo sarebbero nate le piccole tartarughe da lasciar libere in mare. La sua ultima notte l’aveva passata con una giovane veterinaria spagnola conosciuta da pochi giorni, e che lavorava in un altro progetto ambientalista in Costa Rica. La ragazza aveva portato con sé tre amiche americane. Tutte sulla jeep di Jairo, che aveva promesso loro l’esperienza magica: notte di luna piena, tempo giusto, ottime possibilità di vedere una tartaruga gigante arrivare dal mare e risalire la spiaggia per depositare le uova. Invece l’agguato, lungo uno sterrato parallelo al mare. Quattro uomini incappucciati, tutti i ragazzi portati in una baracca vicina. Poi hanno lasciato andare le ragazze, cercavano solo lui. Solo il giorno dopo la polizia ha raccontato alle sue amiche che il corpo di Jairo era stato trovato sulla spiaggia, senza vita.
Non è una bella notizia per il Costa Rica, un Paese che ha puntato tutto sull’ecoturismo ed è considerato il più sicuro dell’America Latina. Le rimozioni di uova di tartaruga dalla spiaggia sono proibite da 20 anni, e la polizia a volte intercetta il traffico fino ai mercati. Le autorità minimizzano, è stato un incidente isolato. Il gruppo ecologista «Sea Shepherd» vuole saperne di più. E offre 30.000 dollari a chi darà notizie sui responsabili del delitto e i loro mandanti. C’è chi sostiene che i piccoli bracconieri di uova non sarebbero arrivati a tanto e che in realtà le battute notturne del ragazzo stavano dando fastidio a ben altri criminali, i narcotrafficanti di cocaina che ormai sfruttano tutte le coste dell’America Centrale. Ma Jairo verrà ricordato come martire e paladino delle tartarughe, e sarà difficile trovarne un altro.

di Rocco Cotroneo (corriere.it)

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