NAPOLI-  Carne? No, grazie! Al grido di “cruelty free”, ha da poco aperto i battenti a Silver Lake, Los Angeles, il nuovo ristorante vegan di Moby, al secolo Richard Melville Hall, cantante, musicista e compositore statunitense.  Star della musica mondiale e ora anche ristoratore, ma con un’idea fissa: nel suo “Little Pine” (questo il nome del ristorante), infatti, non solo serve cibi e bevande 100% organici e vegani, ma ha deciso pure di devolvere tutti gli incassi alle associazioni che si occupano di difendere i diritti degli animali, come The Humane Society, Farm Sanctuary, Sea Shepard, PETA, Animal Legal Defense Fund e molte altre. D’altronde già il suo quarto album, nel lontano 1996, si chiamava appunto “Animal Rights”. Sul sito del ristorante si legge che, secondo il musicista, non c’è modo migliore di parlare del cibo organico e del veganismo che mangiando concretamente un bel piatto in un bel posto.

C’è chi dice sia una moda, chi la considera ormai alla stregua di una religione, chi lo fa per salute, chi per l’ambiente, chi lo sceglie ma poi se ne pente: il “veganismo”, movimento filosofico nato nel 1944 da una costola del “vegetarianismo”, consiste in uno stile di vita fondato sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali. Dal cibo agli abiti, dai cosmetici all’arredamento, fino agli spettacoli: tutto per un vegano deve essere fatto in modo da non causare lo sfruttamento e l’uccisione sistematica, intenzionale e non necessaria degli animali. Un obiettivo nobile, certo, ma talvolta veramente arduo da perseguire. Basti pensare a quanti ingredienti di origine animale sono “nascosti” in cibi che consumiamo quotidianamente e che apparentemente ne sembrerebbero privi (ad esempio, gli additivi alimentari). Eppure il Rapporto Italia 2016, pubblicato appena qualche giorno fa dall’Eurispes, indica che nel nostro Paese le persone che hanno deciso di eliminare carne e pesce dalla propria alimentazione sono arrivate all’8% (di cui il 7,1% vegetariani): un aumento del 2% rispetto allo scorso anno.

Di recente, la “guerra” tra vegani e carnivori si è fatta più che mai accesa: ognuno sostiene le proprie “buone” ragioni e accusa l’altro in un caso di far male a se stesso e al pianeta, nell’altro di essere intollerante e polemico fino all’esasperazione con chi la pensa diversamente. Per fortuna, però, a stemperare i toni, arriva in libreria proprio in questi giorni, il nuovo libro di Fausto Brizzi, noto regista e sceneggiatore, dal titolo “Ho sposato una vegana – Una storia vera, purtroppo” (Einaudi). Lo scrittore, attraverso una serie di divertenti aneddoti, racconta il suo matrimonio con l’attrice Claudia Zanella, vegana integralista, e di come lui, onnivoro convinto, non senza una serie di tragicomiche avventure, alla fine si trovi a capitolare, per amore ma non solo. Già perché, analisi del sangue alla mano, Brizzi suo malgrado è costretto ad ammettere che le abitudini alimentari di sua moglie sono di gran lunga più salutari delle sue, con buona pace di tutte le bistecche a cui, dunque, ha deciso di rinunciare.

di Nunzia Capolongo

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