Un tipo di economia che può fare la differenza in positivo nella tutela dei lavoratori delle imprese, a partire da quelle del terzo settore, e nell’attenzione alla tematica ambientale in un periodo in cui si discute dei cambiamenti climatici. È questo e tanto altro l’approccio, oggi, dell’economia civile teorizzata per la prima volta dallo scrittore e filosofo Antonio Genovesi circa 250 anni fa nella prima cattedra di economia a Napoli nel 1754. Occasione per discutere di cosa significhi e su come possa incidere nel concreto l’economia civile, il convegno di mercoledì pomeriggio presso l’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale-Sezione San Luigi. “Le risposte dell’economia civile alle sfide del nostro tempo’’, il titolo scelto per l’incontro di ieri. A parteciparvi, il presidente dell’Osservatorio dell’Economia Civile della Regione Campania Giulio Maggiore; don Matteo Prodi, professore incaricato della facoltà teologica sulla morale sociale; Renato Briganti, professore di Diritto Pubblico e del Diritto dell’Ambiente all’Università Federico II di Napoli e attivista dell’associazione Manitese oltre Leonardo Bocchetti, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata.

L’Osservatorio dell’Economia Civile della Regione Campania

«C’è un grosso lavoro da fare delle imprese, visto che tante stanno scoprendo la sostenibilità, al di là del marketing. Per il terzo settore lo scopo è di inserirlo nelle filiere istituzionali. Ci piacerebbe che gli appalti pubblici vedessero negli attori del territorio, soprattutto del terzo settore, un interlocutore privilegiato. Quel mondo è pronto, le istituzioni invece sono lente nell’interpretare e comprendere la portata di quest’importanza». A dirlo è Giulio Maggiore, presidente dell’Osservatorio dell’Economia Civile della Regione Campania il primo istituito in Italia in questa forma. Restando sul terzo settore, Maggiore aggiunge: «È una questione culturale. Sul piano economico il terzo settore può svolgere un ruolo di locomotiva perché si occupa delle fragilità, della dignità del lavoro ed è molto attento all’ambiente. Questa commistione tra profit e no profit può dare i suoi frutti, le prime hanno qualcosa da imparare dalle seconde».

Le sfide dell’economia civile

Il professor Renato Briganti sottolinea come Antonio Genovesi, «pur essendo un teologo», s’approcciava alla materia economica, parlando per la prima volta di quella civile, «in modo laico. Quello che ha scritto lui – ravvisa Briganti – è arrivato sino ad oggi e siamo arrivati all’Osservatorio dell’economia civile (di cui anche il docente della Federico II e attivista di Manitese fa parte ndr.) cercando sul territorio realtà che coniughino mercato e solidarietà». Il docente rivolge poi uno sguardo alla Campania rispetto all’oggetto del convegno. La nostra regione, «nota purtroppo soprattutto per l’economia criminale, l’economia civile è ricca di esperienze e di buone pratiche dell’economia circolare e di legalità. C’è la sostenibilità sociale e ambientale: dalle imprese confiscate alla camorra sino allei mprese di economia circolare che dimostrano che un’altra economia è possibile. Il terzo settore ne è una componente importante, ma non l’unica. Non è possibile fare economia soltanto nelle associazioni di volontariato o nelle cooperative. Ci sono anche delle difficoltà: il terzo settore non riesce a raggiungere il pareggio di bilancio». Tra gli studi di Briganti con un gruppo di esperti anche attraverso laboratori all’università federiciana, l’individuazione di «imprese for profit che vogliono collaborare con il terzo settore senza fare green washing, cercando chi davvero vuole puntare sulla sostenibilità ambientale e fa solo marketing». Briganti conclude: «È un problema di progettualità. Non bisogna puntare sulla competitività ma dall’altra parte esiste il principio cooperativo che deve animare l’economia. Pensiamo all’esperienza di Olivetti che aveva questo spirito cooperativistico nella sua azienda a Ivrea ma anche a Pozzuoli». Don Matteo Prodi, membro dell’Osservatorio dell’Economia Civile della Regione Campania, professore incaricato della facoltà teologica sulla morale sociale e presidente di una comunità a Cerreto Sannita dove dirige una scuola per l’impegno socio-politico, traccia il percorso in cui deve inserirsi l’economia civile. «La sfida è la mancanza di lavoro per tanti», il contrasto alle «crescenti diseguaglianze e al trattare della tematica ambientale. Economia civile significa occuparci della vita del popolo per la felicità pubblica, per avere una relazione costruttiva nella società ritornando alla gratuità, alla reciprocità ma dal mio punto di vista la culla deve essere la culla per le persone». E il Terzo Settore? «Può occuparsi delle ferite delle persone. In Campania va reso attrattivo».

di Antonio Sabbatino

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