Le persone trans che studiano o lavorano nelle università possono ottenere un profilo burocratico temporaneo in attesa della rettifica anagrafica del loro nome. Tuttavia, per accedere alla cosiddetta “carriera alias” in molti atenei è richiesto il certificato di una struttura ospedaliera che attesti la disforia di genere. L’Università Federico II di Napoli – nettamente all’avanguardia poiché è annoverata tra le prime a rendere possibile il profilo alias, offrendo alle persone trans la possibilità di proseguire gli studi e la carriera accademica senza esporsi al rischio di discriminazioni – a breve richiederà unicamente un’autocertificazione, così come sta avvenendo in altre realtà italiane. “Evitare una procedura patologizzante è il passo in avanti che deve fare l’ateneo – afferma il professore Paolo Valerio, direttore del Centro di Ateneo Sinapsi dell’Università Federico II di Napoli – c’è accordo affinché ciò avvenga presto, probabilmente non appena verrà nominato il CUG (Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni), attualmente diretto dalla professoressa Tina Giancola. È importante che un ateneo che si dichiari inclusivo come il nostro affronti la questione a tutti i livelli: a livello normativo e di formazione. Va promossa, dunque, una cultura che veda nella differenza una risorsa – prosegue il professore Valerio – in modo che tutti gli studenti vengano educati alla cultura della differenza, affinché la diversità venga percepita come una risorsa e non un ostacolo da combattere come avviene con l’omotransfobia. Solo così, la vita universitaria non sarà più intesa come una minaccia per le persone LGBTQI, ma una gioia”. Intanto, nella sezione Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo Sinapsi dell’Università di Napoli Federico II, coordinato dalla professoressa Annalisa Amodeo, è attivo il sito www.bullismoomofobico.it che promuove informazione sulle questioni legate allo sviluppo sessuale e le sue implicazioni sociali, culturali ed educative. L’idea di rendere più agevole il percorso per accedere alla carriera alias è cominciato due anni fa, quando si sono riuniti i CUG di tutti gli atenei italiani, a seguito del progetto “Universitrans” realizzato da Tullia Russo, ricercatrice dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Infatti, al sito www.universitrans.it è possibile consultare la mappa degli atenei che aprono i profili alias. Si tratta di uno strumento che sopperisce ad una lacuna presente da circa 30 anni. Infatti, la legge 164/1982 ha obbligato alla riassegnazione chirurgica del sesso (RCS) chiunque intenda richiedere la modifica dei propri dati anagrafici. Tuttavia, dopo recenti sentenze della Corte di Cassazione della Corte Costituzionale, i tribunali italiani hanno iniziato a concedere la rettificazione di sesso anagrafico anche senza RCS. Malgrado ciò, è stimato tra 1 e 3 anni il tempo che intercorre tra la richiesta e la modifica dei dati anagrafici. Un periodo abbastanza lungo da far vacillare la decisione di iscriversi all’università, o continuare gli studi, a causa di un aspetto non conforme al proprio nome.

di Mirella D’Ambrosio