Circa 100 convocazioni a settimana: un ritmo lentissimo per vagliare in tempi ragionevolmente brevi le 90.000 domande di sanatoria ed emersione inoltrata dai migranti presenti nella città di Napoli. È quanto riesce a garantire attualmente la Prefettura di Napoli, a causa del poco personale addetto a disposizione e a una burocrazia che sovente incide. «Se si continua di questo passo, ci vorranno 5 o 6 anni per prendere in carica tutte le domande. Intanto migliaia di migranti non possono avere un contratto di lavoro regolare continuando ad essere sfruttati dai padroni, non possono affittare una casa, non possono accedere a cure sanitarie assolutamente necessarie in questo periodo di pandemia» continuano a ripetere le varie associazioni e movimenti che si fanno carico delle istanze degli stranieri presenti sul territorio napoletano. Le diverse realtà, dall’ex Opg/Potere al Popolo, ad Hamef ai sindacati come Cgil, Cisl e Uil e non solo da tempo mettono sott’accusa l’impianto del Dl 34/2020 che fu approvata nell’agosto 2020 per volontà dell’allora ministro per l’Agricoltura Teresa Bellanova facente parte del Governo Conte II. Quel provvedimento, almeno nelle intenzioni, dava la possibilità ai lavoratori sia stranieri che italiani impegnati come lavoratori agricoli, colf e badanti di regolarizzare i rapporti di lavoro con i datori (e per gli stranieri stessi di ottenere una deroga semestrale dopo la scadenza dei termini del permesso di soggiorno per continuare a lavorare). La loro richiesta continua ad essere quella di una velocizzazione nelle convocazioni e la concessione di permessi di soggiorno di emergenza. Le 19.000 domande di sanatoria del capoluogo diventano oltre 33.000 per l’intera Campania con un esercito di invisibili che in regione viene calcolato in 95.000 unità. La lentezza dell’espletamento delle domande, dopo i vari sit-in e cortei cittadini delle settimane scorse, è stato oggetto di un confronto in Prefettura con il viceprefetto di Sergio Di Martino. «Abbiamo fatto presente che non è possibile bloccare in un limbo le circa 20.000 persone che solo a Napoli hanno presentato domanda di emersione e che hanno delle famiglie oltre il confine che stanno aspettando insieme a loro» le parole a margine dell’incontro da parte di Marilena Passaretti (vice presidente di Hamef APS), Hei Tabessi (rappresentante dei migranti che hanno presentato domanda di emersione) , Pierre Preira (presidente Associazione dei Senegalesi di Napoli), Camilla Iovino ( segretaria regionale UIL Campania), Jamal Qaddorah (responsabile immigrazione CGIL Campania), Khalid Saady (presidente ANOLF CISL Napoli). «Purtroppo – aggiungono – siamo consapevoli del fatto che la Prefettura di Napoli non potrà risolvere tutte le problematiche discusse oggi, ci sarà bisogno di agire anche nazionalmente. Ci sarà bisogno di allargare la piattaforma perché non solo le pratiche di sanatoria sono bloccate». Quindi l’appello, in attesa di nuove iniziative pubbliche: «Ripartiamo dai diritti: le persone che ora stanno aspettando per avere il permesso di soggiorno non hanno ricevuto alcun tipo di sussidio durante questa pandemia. Hanno pagato ogni tampone e ogni medicina così come hanno pagato per poter partecipare all’emersione».

di Antonio Sabbatino