Un appello, sinora inascoltato secondo chi lo ha lanciato, all’Agenzia regionale delle case popolari per vedersi riconosciuto, oltre la nuova abitazione dove si sta trasferendo quale legittimo assegnatario, uno spazio dove poter continuare a organizzare la propria attività di volontariato sul territorio. Filippo Del Prete, presidente dell’associazione The Social nata nel 2016, chiede aiuto all’Acer per non disperdere quanto fatto sino a oggi per migranti, persone senza fissa dimora, ragazzi in difficoltà del quartiere Miano.

Ma perché chiedere aiuto all’Agenzia regionale delle case popolari? «Perché avendo pochi fondi a disposizione – afferma Del Prete che ci riceve nel suo nuovo appartamento – la mia vecchia casa popolare di via Teano a Miano aveva 3 stanze una delle quali utilizzata come ufficio dove coordinavo gli aiuti per gli indigenti del quartiere Miano e non solo. Lì ci sono stato quasi 70 anni e ho sempre pagato tasse, tributi e volture. Poi, quando mi è stato dato un nuovo appartamento nel nuovo complesso di via Vittorio Veneto, sempre a Miano, mi sono accorto che non c’erano gli ambienti dove appoggiare gli indumenti, i pacchi alimentari donati alle persone in difficoltà del territorio. Io ho bisogno di uno spazio logistico non per me, ma per continuare l’attività di volontariato dell’associazione. Non ho un deposito, non ho un magazzino e dove abito ora c’è giusto lo spazio per le mie cose». Spiragli però dall’Acer sino ad ora non sembrano esserci anche perché le assegnazioni – è giusto ricordarlo –  avvengono con criteri piuttosto rigidi che andrebbero sempre rispettati e anche l’Agenzia Regionale per le case popolari deve tenerne sempre conto. E per tale motivo Del Prete ha tentato un’altra via, anche questa piuttosto impervia da percorrere. «Ho partecipato a un bando (con scadenza 31 maggio ndr.) per avere in gestione un magazzino sempre nel nuovo rione dove abito ma la mia offerta di 200 euro mensili credo sarà insufficiente per vincere, ce ne vorrebbero almeno il doppio. Intanto io devo pensare a sistemare il mio appartamento dove vivere togliendo tempo a raggiungere, con il passaparola, le persone che chiedono aiuto. Non voglio favoritismi ma soltanto un sostegno per The Social che non beneficia di alcun contributo pubblico. Il sottoscritto e gli altri due soci ci autotassiamo mensilmente e siamo in contatto con persone che ci donano vestiti, oggetti, cibo sapendo che il loro altruismo contribuisce a migliorare nel piccolo la vita delle persone più sfortunate».

Del Prete, a sostegno della sua tesi, ci mostra l’elenco dei documenti di quelle persone che si affidano a The Social per andare avanti Convegni sul tema del volontariato, condivisione di idee, attività di animazione, contrasto a ogni forma di emarginazione, laboratori per adolescenti considerati a rischio sono le principali attività di The Social con l’unico fine di migliorare la condizione di vita delle famiglie e di un quartiere complesso come Miano. «Tanta gente vuole rimanere anonima per non far conoscere la propria condizione. La disperazione è tanta e noi siamo sempre stati un punto di riferimento. Le istituzioni comprendano le nostre esigenze e ci assegnino uno spazio non per fare lucro, ma appunto per fare volontariato» conclude il presidente di The Social Filippo Del Prete. 

di Antonio Sabbatino