Per tre anni, quotidianamente, ha coinvolto i senza fissa dimora e persone di varie etnie che stazionano stabilmente in piazza Cavour a Napoli prendendosi insieme a loro cura degli spazi di uno dei luoghi messi peggio della città dando un segnale forte alle istituzioni spesso inefficienti. Ed è stata proprio la troppa sordità che spesso dimostra chi ha ruoli istituzionali a far cadere l’entusiasmo dei volontari, bloccando la buona pratica. La storia, fatta di attivismo spontaneo e senza bandierina da sventolare, ha per protagonista Gizele Alves di origini brasiliane ma oramai napoletana d’adozione. «Dal 2017 al 2019, ogni giorno, ho portato scope, palette e creolina ripulendo le aiuole e i marciapiedi di piazza Cavour. Il tutto è partito confrontandomi con un mio amico senegalese che viveva per strada e aveva la sua bancarella qui. Ci siamo dati una mossa e l’appuntamento è diventato costante. È stata un’attività fatta insieme a tante persone che non hanno possibilità di un alloggio e dormono qui, chi si ritrova generalmente in piazza, stranieri, italiani» ricorda Gizele che incontriamo venerdì 16 aprile nel giorno in cui viene rifunzionalizzata la fontana del Tritone detta anche “fontana delle paparelle’’ alla presenza della giunta comunale e della società Abc che ha curato il progetto. «Quante volte l’abbiamo ripulita questa fontana – racconta Gizelle mentre vede l’acqua finalmente zampillare – ho cercato di coinvolgere quante più persone possibili provenienti da mondi diversi. Raccoglievamo le coperte utilizzate dai clochard e le sistemavamo in attesa che fossero poi utilizzate. Ripulivamo il posto dalla spazzatura, dagli escrementi. Curavamo il malmesso verde delle aiuole». Evidentemente il segnale è arrivato perché, aggiunge la donna, «chi magari beveva e poi di solito lasciava a terra le bottiglie vuote di vino, quando ci vedeva dimostrava di aver capito l’intento riponendole correttamente nei cestini la spazzatura. Con l’esempio le cose possono cambiare». Le sorprese belle però non sono finite qui. Racconta sempre la Alves: «Ci siamo guadagnati il rispetto anche degli scugnizielli napoletani del posto. All’inizio ci deridevano quando ci vedevano qui. Poi ci ho parlato, anche duramente. Ho detto loro: “Io vengo da una favela di Rio de Janeiro, posso mai avere paura di voi?’’. Il giorno dopo (ancora mi emoziono) mi dissero: “Ci avete convinto’’ e ci hanno dato una mano a pulire. È stata davvero una bella esperienza». Perché Gizele parla al passato? «Perché l’aiuto che ci aspettavamo dalle istituzioni non c’è stato. Capisco che non è facile, però il supporto ci è stato fornito solo in parte e dopo 3 anni non poteva di certo bastare e quindi ci siamo fermati. È stato un peccato. Speriamo che in futuro cambi e noi si possa riprendere a dare un contributo». A patto che gli attori decisionali abbiano la sensibilità di valorizzare coloro i quali mettono a disposizione il loro tempo senza secondi fini. Negli anni sono stati tanti gli interventi dei volontari in piazza Cavour da Wau Napoli a Sii Turista della tua Città, dai Pollici Verdi al Premio Green Care a Storie di Napoli. Segno che i cittadini riescono dove a volte la politica fallisce.

di Antonio Sabbatino