Un piatto di pasta con lenticchie, un panino farcito, acqua e succo di frutta. Tutto rigorosamente accompagnato da un sorriso. Il menù arriva come una carezza per chi ha scelto come casa virtuale slarghi e marciapiedi a ridosso della stazione di Napoli-Piazza Garibaldi. Anche nella giornata di ieri, come avviene ogni settimana, i volontari dell’associazione culturale “I figli del Vesuvio” di Ercolano hanno distribuito 120 pasti ai senzatetto. “I loro sguardi di gratitudine sono la nostra forza per andare avanti – spiega la squadra in missione – anche dietro una mascherina cerchiamo di donare un sorriso e momenti di spensieratezza a questi cittadini che durante la pandemia sono stati dimenticati da tutti”.

Proprio a seguito della prima ondata di Sars-Cov-2, il gruppo è stato costituito per prestare soccorso a coloro che erano stati travolti da difficoltà economiche tali da non avere nulla da mangiare. Così, dalla cinta vesuviana, l’associazione di cui è presidente Mario Uliano è giunta anche a Napoli, avvalendosi della preziosa collaborazione delle aziende alimentari che hanno abbracciato il progetto. Dai pacchi di generi di prima necessità per le famiglie che una casa ce l’hanno, al pranzo completo consegnato ai senza fissa dimora della Stazione di Napoli Garibaldi, della Galleria Umberto I e della zona Museo, ogni settimana il volto dei volontari rappresenta una certezza per chi ogni giorno vive nel bisogno estremo. All’alba del 4 aprile, inoltre, l’associazione ha deciso di fare una sorpresa augurando la buona Pasqua ai nostri amici senzatetto preparando 120 bottigline di cappuccino caldo e 120 cornetti al cioccolato.

L’esperienza di soccorso sta donando tanto anche ai ragazzi impegnati nell’intero processo organizzativo: raccolta di generi alimentari e vestiario, cottura dei cibi e distribuzione. “Riflettiamo su quanto possediamo – dicono – in fondo, una doccia e un pasto caldo ce l’abbiamo tutti. Igor, ad esempio, no.” Igor è un nome rimasto nel cuore di tutti “I figli del Vesuvio”. L’uomo, un 50enne proveniente dalla Polonia ma ormai da nove anni in Italia, ha raccontato di aver nuovamente perso tutto: il lavoro e la casa che aveva faticosamente ottenuto a Napoli. Ha cominciato a piangere dopo aver stretto tra le mani una porzione di pasta e un sacchetto con altri viveri. Il giorno dopo, Igor ha avuto coperte e vestiti. Da allora anche Igor è meno solo.

di Mirella D’Ambrosio