È stata inaugurata a Napoli, Lunedì 29 Marzo, la prima “Casa del Rider” d’Italia, uno spazio allestito presso il locale della “Bicycle House” sito all’interno della Galleria Principe del centro storico della città. È aperto a tutti e tutte i/le lavoratori/rici del “delivery food” che potranno, così, vivere uno spazio di ristoro, sicurezza e assistenza non previsto dai colossi del food delivery, attenti sempre di più alla massimizzazione dei loro profitti piuttosto che alle condizioni di lavoro e la dignità dei propri e delle proprie dipendenti.

L’iniziativa nasce nell’ambito del progetto “Nuovi lavori, Nuove tutele” e prende forma dalla collaborazione tra l’associazione ”Napoli Pedala” e Inail Campania, oltre che dalla partecipazione della NIdiL Cgil Napoli e il patrocinio morale del Comune di Napoli.

La “Casa del Rider” si presenta come uno spazio vitale per tutti e tutte i/le ciclofattorini/e, che possono godere di un loro spazio che non sia il marciapiede antistante il punto di ristorazione in cui si concentrano abitualmente. In questo spazio possono riposarsi e ristorarsi in attesa della notifica di consegna di un ordine oppure poter caricare le batterie dei propri strumenti di lavoro, come smartphone e bici elettriche. O, ancora, revisionare la pressione delle ruote e la tenuta dei freni di tutti quei mezzi di trasporto a due ruote che gli permettono di coprire grandi distanze, con i loro zaini-cubo in spalla, muovendosi da una parte all’altra della città, nel minore tempo possibile.

Il progetto non vuole garantire solo uno spazio attraversabile ed esperibile dal lavoratore/trice in pausa ma, soprattutto, uno spazio di sicurezza e confronto, nonchè punto di riferimento per la tutela dei diritti dei singoli e delle singole in quanto lavoratori/trici.

Insomma un luogo sicuro e di aiuto materiale e concreto alla categoria lavorativa, attualmente, più svantaggiata perchè maggiormente sfruttata e privata di garanzie minime di lavoro e di sicurezza. Chi attraverserà la “casa del Rider” potrà confrontarsi ed elaborare la sua condizione di precarietà lavorativa chiedendo assistenza e informazioni sulle differenti tipologie contrattuali attuate dalle varie piattaforme di delivery food, oltre che informazioni su adempimenti fiscali e previdenziali, apertura di partite Iva e assistenza legale gratuita.

Lo scopo del progetto è di sottrarre tale categoria alle logiche di sfruttamento scandite dal lavoro a cottimo da parte delle multinazionali del delivery food. Secondo le stime dei promotori del progetto le strade di Napoli sono attraversate in media, ogni giorno, da 1200 Riders, sottoposti alla stringente e avvilente logica dell’algoritmo che li costringe a pedalare, se non motorizzati, da una parte all’altra della città per portare a casa una paga che non ha nulla di nobilitante.

Durante questo anno di pandemia e lockdown cibo, medicinali, beni di prima necessità sono stati consegnati nelle case di tutti e tutte gli/le italiani/e da parte dei corrieri in bici che soli, appostati davanti ai locali di ristorazione, con qualsivoglia condizione climatica avversa, multati, aggrediti e rapinati o talvolta, addirittura investiti, hanno retto -e reggono ancora- il settore della ristorazione maggiormente colpito dalle misure governative di contenimento del virus.

In questo anno si è registrato un aumento di lavoro a cui non ha fatto seguito un aumento dei compensi, piuttosto una diminuzione. Una contraddizione questa che emerge anche nel riconoscimento di questa categoria perchè da una parte è il governo a indicarla come “essenziale”, mentre le aziende per cui lavorano ancora oggi guardano loro non come lavoratori/trici dipendenti e contrattualizzati, piuttosto come meri corrieri del cibo che devono essere teleguidati attraverso gli algoritmi e pagati a cottimo.

di Emanuela Rescigno