È un campo minato senza confini, una bomba che ad ogni passo può esplodere in conflitti sociali e violenze. È un rosario della disperazione, in una società che spesso offre i suoi lati peggiori a chi chiede aiuto, a cominciare dall’indifferenza verso i diversi, i bisognosi, i malati, i detenuti, i bimbi violati e sfruttati, le donne massacrate e contro il bullismo, la povertà, l’assistenza sanitaria negata. E loro, gli assistenti sociali, sono lì per cercare di mettere toppe ad un vestito che diventa ogni giorno sempre più corto e lacero. Sono uomini e donne che in silenzio lavorano controvento per riuscire a raggiungere gli irraggiungibili e offrire un aiuto, una speranza da cui ripartire per una nuova vita. Ma chi è l’assistente sociale, che quest’anno celebra i 25 anni dell’istituzione dell’Ordine? Lo chiediamo a Gilda Panico, presidente del consiglio regionale dell’Ordine in Campania.

“Ricordo i momenti che portarono alla istituzione dell’Ordine al termine di una dura battaglia nelle sedi politiche ed istituzionali. Giorni – dice Gilda Panico – di grande lavoro e di grande entusiasmo. Non avevamo ancora una sede e ci portavamo a casa i faldoni con i documenti degli iscritti. Ne eravamo poco più di millesettecento ora ne siano oltre quattromila. Un impegno a tutto campo con il primo presidente regionale, Luigi Bucci che in questi giorni abbiamo ricordato con un importante convegno tenuto via webinar a causa del COVID”.

Già, il COVID. Come sta andando in questi mesi di pandemia?

 “I problemi sono tanti ma i colleghi e le colleghe stanno fornendo come sempre un contributo straordinario e puntuale, di conoscenza e di cuore, ovviamente con le forze che abbiamo”.

Si riferisce agli organici? “Certo. La legge prevede un assistente sociale ogni cinquemila abitanti nei Comuni, una legge però del tutto disattesa. Abbiamo lanciato la campagna “da nessuno a uno a cinquemila” per azzerare i vuoti di organico e non ci fermeremo fino a quando gli enti locali non daranno risposte chiare e certe”.

 Come si forma l’assistente sociale?

“All’Università, con appositi corsi di laurea. Poi si continua con i nostri seminari tenuti da esperti di prim’ordine. Ovviamente, nel nostro lavoro è fondamentale la passione, lo spirito di sacrificio e l’amore per quello che facciamo“.

 La vostra professione, il vostro mondo, in questi giorni è entrata in tutte le case con la fiction di cui è protagonista una bravissima Serena Rossi nei panni dell’assistente sociale Mina Settembre, tratta da un libro di Maurizio De Giovanni. Cosa ne pensate?

 “Non può non far piacere che un grande scrittore come Maurizio De Giovanni, tra l’altro della nostra terra, scriva del nostro lavoro quotidiano e di conseguenza sia realizzata una fiction televisiva che offre tanti spunti di dibattito e di riflessione. De Giovanni ha anche partecipato ad un nostro corso di formazione. È stata una bella cosa. Abbiamo anche attivato un importante canale di confronto che arricchisce tutti noi”.

Buon anniversario all’Ordine degli Assistenti sociali, quindi?

“Certo, anche se abbiamo tanti altri appuntamenti per celebrare questo anniversario e per puntare a rendere ancora più viva e pregnante la nostra presenza nell’attuale società, esplorando sempre più nuovi sentieri per dare risposte concrete e reali a chi ne ha bisogno che a Napoli, in Campania e in Italia diventano purtroppo ogni giorno di più”.

di Franco Buononato