Lo smantellamento, dal 1 dicembre, del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Asl Napoli 1 di Soccavo è paragonabile a un «omicidio». Le parole perentoriamente dure sono della professoressa Manuela Sorice, docente di Storia dell’Arte al liceo Gentileschi di via Nuova Agnano ed essa stessa paziente, insieme a sua figlia e tanti altri ragazzi, della struttura al civico 16 di via Adriano. 

La delibera

Per inquadrare la faccenda dobbiamo far riferimento alla delibera numero 01202 del 29 dicembre 2017 (all’epoca la sanità campana era commissariata) della Direzione del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1 con la quale il Cda di Soccavo perderebbe le proprie specifiche caratteristiche nella cura di chi è affetto dai disturbi alimentari perché sostituito nelle funzioni dagli ambulatori dai vari distretti dell’Asl di Napoli. L’approccio multidisciplinare grazie all’ausilio di terapie di gruppo e di coppia e al confronto con psicologi, psichiatri e nutrizionisti verrebbe di colpo accantonato per la delusione di chi proprio da quell’approccio dice di aver ottenuto benefici nella terapia.  Nel provvedimento si parla di istituire “di una struttura semiresidenziale e potenziamento delle attività ambulatoriali per la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione dei disturbi del comportamento alimentare’’.

La lettera della docente e la petizione online

Una variazione che alla professoressa Sorice, in cura dal 2015, non va giù. In una lettera indirizzata alla stessa Direzione del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1 Centro dice: «Il contesto storico- sociale-economico che stiamo vivendo già sta provocando danni irreparabile alla salute pubblica. Non è possibile accettare che in questo Paese si smantelli ciò che funziona». L’aggiunta, ha toni aspri: «Io riterrò responsabili tutti coloro che, interrompendo questo lungo cammino intrapreso da me come da mia figlia e da tanti come noi, si macchieranno di questo omicidio». Dunque la docente Sorice, a nome della platea di pazienti del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare che dal prossimo 1 dicembre potrebbe veder fermarsi le sue attività – continuate in presenza o online anche durante il periodo del lockdown susseguente alla prima ondata di Covid –  esige «dei chiarimenti perché questo provvedimento sarà “senza oneri a carico del bilancio aziendale’’ ma di pagare un prezzo altissimo in termini di vite umane non è un rischio, ma una certezza», saranno «i pazienti come quelli che frequentano il Cda di via Adriano 16. Sulla pelle dei nostri ragazzi non tolleriamo giochi di “palazzo’’ di nessun genere!». Oltre alla lettera di rimostranze, è partita nelle scorse ore una petizione online su Charge.org nella quale si chiede alla stessa Direzione del Dipartimento di Salute Mentale di tornare sui propri passi. In poco più di 24 ore sono oltre 1200 le firme sottoscritte con l’obiettivo di arrivare almeno a 1500.

di Antonio Sabbatino