È stata istituita nel 2003, e fissata al 10 settembre di ogni anno dall’Organizzazione mondiale della Sanità, la Giornata Mondiale di Prevenzione del Suicidio. 

Da studi internazionali emerge che il suicidio è una delle principali cause di morte nel mondo: infatti l’OMS stima che ogni anno nel mondo muoiano circa un milione di persone per suicidio. E se nel 2017 l’Istat ha pubblicato uno studio sulla base di rilevazioni effettuate nel 2015 che evidenzierebbe una tendenza alla diminuzione di casi negli ultimi 15 anni, l’allarme è ripartito proprio quest’anno a causa della pandemia. 

A lanciarlo, tra gli altri, è stato il Telefono Amico secondo cui, solo nei primi sei mesi del 2020, sarebbero arrivate quasi duemila richieste di aiuto da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. Oltre il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 

«Sono oltre 800mila le persone che ogni anno, nel mondo, si tolgono la vita, in media una ogni 40 secondi. Numeri impressionanti che ci spingono a lavorare in maniera sempre più intensa sul fronte della prevenzione», spiega la presidente di Telefono Amico Italia Monica Petra. «Proprio al fine di accendere i riflettori su questo complesso fenomeno – aggiunge – da anni celebriamo la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio attraverso street action di sensibilizzazione in varie città italiane. Quest’anno, viste le restrizioni imposte dall’emergenza Covid-19, abbiamo deciso di ricordare l’importanza di questa giornata attraverso un evento virtuale che prevede approfondimenti sul tema, testimonianze dirette e momenti artistici molto toccanti». 

I dati

Secondo i dati del Telefono Amico, riferibili esclusivamente alla propria attività di volontariato, le segnalazioni relative al suicidio arriverebbero principalmente da uomini (58%) con età compresa tra i 26 e i 35 anni (22%). Nella maggior parte dei casi (il 60%) l’aiuto richiesto sarebbe legato alla preoccupazione per propri familiari mentre solo nel 40% dei casi le chiamate sono arrivate da persone che hanno richiesto aiuto per se. Un lavoro importante e necessario, ma di certo non esaustivo, quello svolto dai volontari del Telefono Amico. Parlare di suicidio in Italia restà un tabù e questo, forse, rappresenta l’ostacolo maggiore nell’affrontare il problema. A preoccupare maggiormente sono proprio i prossimi mesi, con gli effetti della crisi economica non ancora ben calcolabili e l’assenza di un sistema di prevenzione strutturato sul piano nazionale che sia in grado di intercettare in maniera efficace, ed in anticipo, il crescente malessere psicologico nella popolazione maggiormente colpita dalla pandemia.

Di Luca Leva