Sasà e Genny hanno 12 anni, frequentano la stessa scuola ai Quartieri Spagnoli, ma hanno passioni diverse: uno ama il calcio e l’altro il nuoto. Peccato che le loro famiglie non possano permettersi di iscriverli a palestre o piscine private. E ancora più peccato è il fatto che sul territorio in cui vivono vi siano due strutture sportive che potrebbero essere aperte per loro e per gli altri coetanei disagiati, ma che queste siano negate ai minori del quartiere. Si tratta della “micro piscina” Poerio (nella scuola rosa adi via Carlo Poerio) e del campo di calcio del Molosiglio. Entrambe sono di competenza della prima Municipalità e in disuso da diversi anni. La conseguenza è che i ragazzini del territorio non hanno, chiaramente, possibilità di utilizzarle. Come denuncia Francesco Carignani Di Novoli, consigliere della prima Municipalità: «Il nostro regolamento prevede la possibilità (da me non condivisa) che queste strutture possano essere affidate in gestione tramite un bando e un contratto annuale – spiega – Ciò vuol dire che chi rileva una di queste strutture ne dispone per un solo anno e deve accollarsi tutte le spese per renderla utilizzabile. Da anni la Municipalità prova ad affidare questi spazi, ma senza successo». La soluzione, a detta del consigliere, potrebbe essere quella di «cedere la competenza delle strutture al Comune, che invece può istituire un bando per un affidamento di più anni (certamente più appetibile). Purtroppo pur di non cedere queste strutture al Comune, la nostra Municipalità preferisce che restino in stato di abbandono». In un momento storico di crisi culturale e sociale come quello attuale, lo sport – si sa – è uno strumento fondamentale per educare i giovani ad uno stile di vita sano. «Come presidente della commissione trasparenza ho tentato più volte di sollecitare la Municipalità, attraverso il Direttore ed il Presidente della Commissione Giovani e Decentramento, a fare il possibile affinché queste strutture non restino inutilizzate, ma finora le mie richieste sono rimaste inascoltate. Spero quindi che prevalga il buon senso – conclude Carignani Di Novoli – perché non possiamo permetterci di continuare a negare queste strutture ai tanti minori bisognosi dei nostri quartieri».

di Giuliana Covella