ROMA – «Il rilievo, l’ampiezza e la complessità delle questioni disciplinate dai decreti legislativi e la necessità di tenere conto in modo adeguato dell’esperienza maturata nel frattempo giustificano l’esigenza di ampliare il termine per l’esercizio della delega per l’adozione dei decreti integrativi e correttivi, portandolo da dodici a diciotto mesi». È con questa spiegazione che i senatori Massimiliano Romeo, capogruppo Lega a palazzo Madama e Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 Stelle hanno presentato un disegno di legge di due articoli con l’obiettivo di prorogare da 12 a 18 mesi “il termine per l’esercizio della delega per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, di cui alla legge 6 giugno 2016, n. 106”.
Il senatore Pd Edoardo Patriarca, che nella scorsa legislatura aveva seguito l’iter della riforma, però attacca: «Dopo aver contrastato la riforma in Parlamento, nella passata legislatura, ora Lega e Cinque Stelle cercano di affossarla mettendo in campo un disegno di legge per dilazionare di sei mesi alcune fondamentali norme attuative, una scelta nella quale è facile leggere la volontà effettiva di accantonarla per sempre»
Sulla Riforma interviene anche il Forum del Terzo Settore: «A 20 giorni dalla scadenza per l’adozione dei decreti correttivi del Codice del Terzo settore – dichiara la portavoce del Forum Terzo Settore Claudia Fiaschi – ci aspettiamo che il Governo non procrastini i tempi di adozione del primo provvedimento di modifica, impegnandosi a correggere da subito le criticità applicative già riscontrate in questi mesi dagli enti del Terzo settore. È una riforma complessa e non possiamo pensare di correggere tutto e subito. Anche se la scadenza è prossima, siamo convinti che ci siano i tempi necessari per rispettarla e per fare un buon lavoro così come assicurato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo discorso di insediamento».
«Ribadiamo la nostra piena disponibilità – continua Fiaschi – a collaborare con Governo e Parlamento. In particolare sul Codice del Terzo settore abbiamo già presentato alcune proposte di modifica e integrazioni allo schema di decreto correttivo affinché le nuove norme possano effettivamente servire come volano di sviluppo per tutto il terzo settore: volontariato, associazionismo di promozione sociale, impresa sociale. È una richiesta che giunge molto forte da tutti i nostri associati: 87 grandi reti nazionali, oltre 141.000 organizzazioni territoriali, 2.7 milioni di volontari, oltre 500mila lavoratori. Tutto il vasto mondo del Terzo settore ha bisogno di uscire dall’attuale clima di incertezza ed avere quanto prima le risposte da tempo attese».
Qualche giorno fa, invece, dopo l’audizione della XII Commissione Affari Sociali della Camera relativa all’attuazione della riforma, Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), pur ritenendo positivo l’impianto generale della riforma, aveva manifestato la propria preoccupazione circa la tempistica dei decreti attuativi.
«La Fict – aveva spiegato Squillaci – opera principalmente nel campo delle dipendenze patologiche e delle povertà e federa esclusivamente enti del Terzo Settore. Pertanto, è molto interessata al processo di riforma innescato nella precedente legislatura ed auspica che la presente possa portare a compimento l’iter avviato e in tempi serrati».
«Siamo certi – aveva proseguito Squillaci – che tutte le Commissioni competenti, sia alla Camera che al Senato, comprendano l’urgenza e l’importanza degli adempimenti normativi che attendono, insieme alla Fict, oltre 336 mila organizzazioni del Terzo Settore Italiano. Segnaliamo sui territori una forte aspettativa, che, però, non è esente da una preoccupazione in vista degli adempimenti che gli enti del Terzo Settore dovranno rispettare per rientrare nelle diverse tipologie statutarie, previste dal nuovo Registro Unico del Terzo Settore»
Proprio Squillaci aveva chiesto di «posticipare di almeno un ulteriore semestre il termine originariamente previsto pari a 18 mesi per l’adeguamento degli enti già costituiti alla data del 3 agosto 2017 (entrata in vigore del Codice del TS), al fine di garantire la piena consapevolezza e partecipazione nella ridefinizione statutaria per i moltissimi ETS che ne hanno necessità e per le rispettive basi sociali». «Penso, soprattutto – aveva aggiunto Squillaci -, alle organizzazioni più piccole che faticano a comprendere i fondamenti portanti di questo sistema, e quindi ci conseguenza a cogliere le opportunità generative e propulsive. Il risultato potrebbe essere un eccessivo affidamento sui territori a ‘tecnici’ più o meno preparati, riducendo la riforma a meri adempimenti burocratici o di convenienza, perdendo così la forza propulsiva ed innovativa dell’intero impianto normativo. In questi mesi la Fict e le grandi reti, Forum del Terzo Settore e CSVnet in primis, hanno approntato percorsi formativi, tesi a preparare il terreno per la riforma. Ma occorre tempo per poterli portare a termine».
Intanto, il Consiglio nazionale dei professionisti e l’associazione dei centri di servizio per il volontariato lavoreranno insieme sulle linee guida per il comportamento degli organi sociali degli enti di terzo settore, su formazione e informazione, sulle procedure di autocontrollo delle associazioni.
Linee guida sul comportamento degli organi sociali degli enti del Terzo settore (Ets), attività di formazione e informazione, confronto costante sul tema dell’autocontrollo degli stessi Ets sono, infatti, i principali contenuti principali di un Protocollo d’intesa firmato nei giorni scorsi tra il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) e l’Associazione dei centri di servizio per il volontariato (CSVnet). L’iniziativa si inquadra nel contesto della recente riforma del Terzo settore ed è volta ad avere effetti sia nella attuale fase di entrata in vigore che a regime.
La prima finalità dell’intesa è la predisposizione di linee guida su come gli organi sociali degli enti del Terzo settore (assemblee, direttivi, revisori, garanti ecc.) devono comportarsi caso per caso in ordine alle responsabilità e alle funzioni indicate dalla normativa vigente.
 

di Francesco Gravetti

foto di Giancarlo Rupolo, progetto “Tanti per Tutti” – Fiaf – Csvnet

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