NAPOLI- In un nuovo rapporto sulla Siria diffuso oggi Amnesty International ha denunciato che, a seguito dei cosiddetti accordi di “riconciliazione” tra il governo e i gruppi armati di opposizione, intere popolazioni, dopo aver subito terribili assedi e intensi bombardamenti, non hanno avuto altra scelta che lasciare le loro zone o morire.
La campagna governativa di assedi, uccisioni e sfollamenti forzati, che ha costretto migliaia di civili a sopravvivere in condizioni durissime, costituisce una serie di crimini contro l’umanità.
Il rapporto di Amnesty International, intitolato “O andiamo via o moriamo: sfollamenti forzati a seguito degli accordi di ‘riconciliazione’ in Siria”, analizza quattro di tali accordi e le violazioni dei diritti umani che ne sono derivate. Raggiunti tra agosto 2016 e marzo 2017, questi accordi hanno causato lo sfollamento forzato di migliaia di abitanti di sei zone sotto assedio: Daraya, Aleppo Est, al-Waer, Madaya, Kefraya e Foua.
Il governo siriano e in misura minore gruppi armati di opposizione quali il Movimento islamico Ahrar al-Sham [Uomini liberi del Levante] e Hay’at Tahrir al-Sham [Organizzazione per la liberazione del Levante] hanno illegalmente assediato popolazioni civili, privandole di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità e hanno portato a termine attacchi illegali contro centri densamente abitati. “Mentre l’obiettivo dichiarato del governo siriano era quello di sconfiggere i combattenti armati, il suo cinico uso della strategia ‘o resa o fame’ ha dato luogo a una devastante combinazione di assedi e bombardamenti che in quanto parte di un attacco sistematico e diffuso contro i civili costituiscono crimini contro l’umanità”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche e dell’advocacy sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Tutti gli stati dovrebbero cooperare per porre fine alla sporca macchia sulla coscienza del mondo rappresentata dall’impunità in corso per questi crimini. Non c’è modo più semplice per farlo che fornire sostegno e risorse al Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente istituito dalle Nazioni Unite per contribuire a indagare e a processare i responsabili”, ha proseguito Luther. Le persone sottoposte a queste terribili violazioni dei diritti umani non hanno avuto altra scelta che lasciare in massa le loro abitazioni. Di conseguenza, migliaia di persone vivono oggi in campi improvvisati con scarso accesso agli aiuti e ad altri beni di prima necessità e in lotta per la sopravvivenza giorno dopo giorno.
“Se il governo siriano e gruppi armati di opposizione come il Movimento islamico Ahrar al-Sham e Hay’at Tahrir al-Sham vogliono davvero la riconciliazione, allora devono porre immediatamente fine a queste pratiche illegali, togliere gli assedi e cessare di attaccare le migliaia di civili ancora sotto assedio in tutta la Siria”, ha aggiunto Luther. Il rapporto di Amnesty International si basa su 134 interviste condotte tra aprile e settembre 2017 a sfollati che hanno subito assedi e attacchi, operatori umanitari, esperti, giornalisti e funzionari delle Nazioni Unite. L’organizzazione per i diritti umani ha visionato decine di video e analizzato immagini satellitari per corroborare le testimonianze dirette. Ha chiesto di commentare le sue conclusioni alle autorità siriane e russe, che non hanno replicato, e al Movimento islamico Ahrar al-Sham, che invece lo ha fatto.

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