ParalimpiadiNAPOLI. Le olimpiadi non sono ancora finite: a partire da mercoledì fino al 18 settembre i giochi riprenderanno per gli atleti paralimpici che si affronteranno in 23 diverse discipline sportive. La squadra italiana conta 91 atleti che parteciperanno a 14 gare. Tra questi sono sette i campani che difenderanno i colori azzurri nella più grande manifestazione sportiva dedicata ad atleti portatori di disabilità. Tra questi la più famosa è sicuramente Assunta Legnante nata a Napoli e originaria di Frattamaggiore, primatista italiana assoluta e tra le prime al mondo nel getto del peso, prima che un glaucoma congenito le facesse perdere la vista.
Oggi a 38 anni è alla seconda paralimpiade, dopo che a Londra ha conquistato l’oro nel getto del peso. A Rio punta ad un bis e a conquistare una medaglia anche nel lancio del disco: «Rispetto a Londra mi presento con un anno più difficile alle spalle – racconta – perché esco da un infortunio. Punterò principalmente alla gara nel lancio del disco, dove spero di migliorarmi e puntare ad una seconda medaglia olimpica».
Degli altri atleti della rappresentanza campana due sono nuotatori,  Vincenzo Boni ed Emanuela Romano, una è una scattista, Emanuela Di Martino, due sono canottieri Tommaso Schettino e Giuseppe Di Capua e l’ultimo, Giovanni Sasso gareggerà nel triathlon. Agli amanti del canottaggio non sarà sfuggito il nome dello stabiese Giuseppe Di Capua, famoso per essere il timoniere dei fratelli Abbagnale, che ha deciso di mettere al servizio dello sport paralimpico la sua decennale esperienza. Già vincitore di due ori, a Los Angeles nel 1984 e a Seul nel 1988, Di Capua, dopo un primo ritiro nel 1996, proverà ad arrivare a tre proprio alla paralimpiadi di Rio: «Gli atleti con cui gareggio oggi mi ripetono continuamente che io gli ho dato tanto, in realtà sono loro ad aver dato di più a me». Menzione speciale merita anche Giovanni Sasso, primo ischitano in assoluto a partecipare ad un’olimpiade che gareggerà nel paratriathlon maschile. Uno sport questo che nel giro di pochi anni è riuscito a qualificare ben tre atleti sui 30 che complessivamente parteciperanno ai giochi.
Un successo questo che vede protagonista un altro campano, il napoletano di origini inglesi Neil Andrew Macleod, ex atleta e tecnico di triathlon, oggi project manager della nazionale italiana di paratriathlon e tra i primissimi a portare in Italia questo sport. «Gli atleti gareggiano sugli stessi percorsi dei normodotati – spiega – e seguono regimi di allenamenti molto simili, in pratica le uniche differenze sostanziali sono nell’attrezzatura. Nel 2010 partecipai ad una gara alle Hawaii – racconta – e vidi per la prima volta il paratriathlon. In quel periodo seguivo anche alcune persone con disabilità nel mio lavoro di avvocato e nei miei studi di marketing dello sport, quindi mi venne naturale provare a portare il paratriathlon in Italia, prima totalmente assente. Oggi, dopo 7 anni di attività, abbiamo circa 60 tesserati a livello nazionale di cui almeno 30 partecipano alle gare internazionali e tre sono arrivati a qualificarsi per i giochi di Rio. In Italia abbiamo ancora un ostacolo culturale che allontana le persone con disabilità dallo sport. Noi vogliamo dimostrare che nel momento in cui lo superiamo ogni disciplina è accessibile. In questo, purtroppo, la Campania è problematica perché manca una cultura che avvicina allo sport». Un tabù che gli atleti campani contribuiranno a sfatare con le loro prestazioni tra pochi giorni.

di Daniele De Somma

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