san_giacomoNAPOLI – C’è un nuovo assessore in città.
No, non preoccupatevi, non sono io, né uno di voi; non c’è nessuna possibilità che noi comuni mortali possiamo essere chiamati a questo ruolo. Non abbiamo strutture politiche alle spalle, né lobby influenti, ed abbiamo il vizio di non voler essere considerati yes men (o women).
Dunque parliamo di pura immaginazione.
Ho immaginato, cioè, che in una città qualsiasi  venga nominato assessore Mauro Eliah, operatore sociale precario. Immaginiamo che l’assessorato sia alle politiche sociali, o all’immigrazione, o ad entrambi.
 
Mauro vuole fare una vera rivoluzione nei servizi, per cui decide di procedere con i primi 10 passi.
 

  1. Conoscere approfonditamente i dirigenti collegati al suo assessorato. Chi sono, quali stanno lì per concorso pubblico e quali perché un partito li ha messi lì, e a quali organizzazioni del terzo settore sono “connessi”. Perché sa che in un’amministrazione locale gli assessori danno la linea, ma poi il vero potere lo hanno i dirigenti. Conosci il tuo nemico.
  2. Ottenere l’elenco completo dei servizi affidati, con nomi, importi e scadenze.
  3. Nominare una commissione indipendente che monitori l’efficacia dei servizi affidati, basandosi almeno sulla coerenza tra risultati attesi in fase progettuale e risultati ottenuti. Basta con le organizzazioni che autocertificano il buon esito dei progetti che svolgono.
  4. Modificare il regolamento dei bandi per l’affidamento dei servizi. Se la commissione di monitoraggio accerta che il servizio è ben svolto allora ben venga, in fase di nuovo bando, assegnare punteggi premiali a chi lo ha svolto. Al contrario, si assegna una penalità nel punteggio a chi lo ha svolto male.
  5. Reinternalizzare, se necessario, i servizi essenziali, con un concorso pubblico per assumere gli operatori. La sussidiarietà non deve essere “quello che il pubblico può far bene, facciamolo fare in maniera peggiore al privato”. E poi, dopo tanti anni di fatica con stipendi da fame e per giunta saltuari, è giusto dare agli operatori sociali stabilità e certezze.
  6. Prima di patrocinare l’ennesima festa interculturale o cena etnica, accertarsi che le organizzazioni che la promuovono lavorino davvero e seriamente sulle migrazioni, e che dunque questi eventi siano inseriti in un percorso completo, quotidiano ed efficace. Altrimenti se la facessero da soli.
  7. La povertà si combatte con le risorse, e la povertà, a Neapolis, è una delle poche cose che non mancano. Dunque se per qualche tempo tagliamo i finanziamenti a progetti ed iniziative inutili, ma sponsorizzate da Tizio o Caio nella Giunta o nel Consiglio, nessuno se la prenderà.
  8. Prima di farsi una foto con questo o quel rappresentate di un’organizzazione, accertarsi di chi sia e se sia persona o organizzazione responsabile. Dire dopo “non sapevo chi fosse”, oltre a non risolvere il problema, certifica o la mala fede o, peggio, la superficialità.
  9. Le reti sono gruppi di persone e organizzazioni che collaborano assieme per un fine comune. Promuoverle solo con questo scopo, tenerne le fila e monitorarne l’operato. Basta con le reti che servono solo per un bando o per un’iniziativa, e dopo i componenti manco si salutano per strada quando si incontrano.
  10. Ricordarsi di inviare a tutti una lettera di ringraziamento per la collaborazione dopo il primo mese di incarico, quando il Sindaco lo licenzierà in tronco.

 
Il punto 10 è il più probabile, e probabilmente arriverebbe anche prima degli altri.
Ma è un racconto di fantasia, dunque lasciamolo così.
 
Riguardo la realtà, auguri di buon lavoro alla nuova Giunta di Napoli.
E se volessero prendere in prestito qualcuno dei punti programmatici espressi sopra, prometto di non citarli per plagio.
Tutt’altro.

di Marco Ehlardo

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