NAPOLI – Gli edifici post moderni della Nato li vedi, dalla Circumlago di Lago Patria, grigi e lucenti sovrastare le case del paese senza storia. Sono oltre tre anni che la Base militare del JFC Naples (Joint Force Command Naples) si è trasferita da Bagnoli a Lago Patria, ma, nell’immaginario degli abitanti è ancora sospesa tra il sogno americano e l’incubo degli attacchi terroristici.  Inaccessibile ai più, l’abbiamo visitata per capire,  secondo il punto di vista dei dipendenti, il ruolo economico e culturale della Base nel quadro più complesso dello sviluppo della “città Domizia”. Con la sua efficienza militare, la piscina olimpionica, la palestra super accessoriata, le strade costruite ad hoc e la promessa di un futuro che qui non è ancora arrivato, sembra un’umiliazione  per chi abita da quaranta anni un territorio ancora privo dei servizi essenziali.  Entrare dentro alla Base Nato (North Atlantic Treaty Organization) del JFC Naples (Joint Force Command Naples) di Lago Patria è possibile solo se si è sponsorizzati, per ovvi motivi di sicurezza. Al contrario, quelli che i napoletani definiscono “gli americani” partecipano della quotidianità dell’area litoranea del Comune di Giugliano: fanno la spesa al supermercato, vanno nei ristoranti e nei pub, affittano le case degli italiani, rappresentano con la loro multiculturalità e l’innegabile portato militare un elemento sociale, culturale ed economico determinante in un’area costiera priva di un’identità propria. 
 
DA BAGNOLI A LAGO PATRIA, IL TRASFERIMENTO SCOMODO – Dopo quasi 60 anni, il trasferimento della Base da Bagnoli a Lago Patria non è stato facile per i dipendenti storici. “Per molti ha rappresentato un problema – racconta Tony Quattrone che ha lavorato a Bagnoli 35 anni – . E’ stato un cambio di routine giornaliera. Molti sono ancora legati a Bagnoli e si chiedono cosa è successo dopo che siamo andati via, sono amareggiati che ancora non si capisca lo sviluppo dell’area.
Mentre Bagnoli era integrata nel tessuto urbano di Napoli, Lago Patria è periferica. Ma proprio per questo, qui, l’impatto della comunità multinazionale, può essere di sicuro più forte. Sono 22 i paesi che inviano a Lago Patria persone che poi pagano l’affitto, la corrente, l’acqua, mandano i figli a scuola. Il riversare risorse economiche sul territorio apporta un beneficio indiscutibile. E’ ovvio che la comunità ospitante deve anche intercettare questa possibilità. Se il tessuto commerciale e imprenditoriale, considerasse la presenza della Nato come un’opportunità potrebbe ulteriormente incentivare l’integrazione in termini di scambi e attività ricreative”.
Dello stesso parere è il tenente colonnello Maurizio Lambiase, responsabile del settore ricreativo e commerciale del comando di JFC Naples: “Questa zona è molto bella, quando si scende dalla stazione della metropolitana di Pozzuoli, il panorama che si ha d’avanti supera anche quello della Costa Azzurra, ma quello che c’è deve essere valorizzato con un mix di investimenti fra pubblico e privato per attrarre il turismo e inoltre potenziato il sistema di sicurezza del territorio. Il problema a Lago Patria sono i mezzi di trasporto, purtroppo non c’è la metropolitana, il servizio autobus è limitato, quindi chi arriva qui è molto penalizzato poiché deve usare obbligatoriamente l‘automobile. La base di Bagnoli aveva di fronte la metropolitana ed era provvista di scuole internazionali”.
La sede della Base di Bagnoli intanto è stata simbolicamente restituita ai napoletani con il Mediterranean Pride Of Naples 2016 lo scorso 28 maggio e la proposta delle associazioni lgbt è quella di trasformarla in un centro di accoglienza per persone transessuali,mentre il presidente De Luca vuole farne il Campus di accoglienza per gli studenti delle Universiadi che si disputeranno nel 2019 a Napoli.
A Lago Patria l’arrivo della Nato ha determinato la messa a punto di interventi realizzati con fondi regionali appositamente stanziati per supportare la Base. “Abbiamo favorito l’accesso alla Base grazie al semaforo su via Madonna del Pantano, la segnaletica orizzontale e verticale e abbiamo trovato collaborazione con la città metropolitana e lo stesso si sta verificando con il sindaco di Giugliano con cui i rapporti sono quotidiani. Grazie alla dottoressa Diana Sodano, che si occupa della comunicazione e del public affairs, non solo abbiamo sensibilizzato il personale al rispetto dell’ambiente e alla raccolta differenziata, ma abbiamo anche stretto ottimi rapporti con la città Metropolitana che ha lo scopo di esplorare sia la possibilità di implementare un nuovo sistema di trasporti pubblici, sia di favorire la viabilità”,  sottolinea il comandante della Base.
UNA COMUNITA’ DI PASSAGGIO –  Ogni comunità nazionale rappresentata nella Nato ha un suo modo di adattarsi al Paese dove i dipendenti vengono dislocati per circa 3 anni, partendo da ciò che il territorio offre e dalle proprie abitudini culturali.
A Bagnoli c’è ancora la scuola internazionale creata nel 1964 come associazione senza scopo di lucro. Il comando ha aiutato la scuola a restare nella vecchia Base dopo lo spostamento grazie al contributo della fondazione Banco di Napoli per l’infanzia- ricorda Tony Quattrone – Quella scuola nata per favorire i dipendenti di fatto è sempre stata aperta anche a studenti esterni. Oggi è frequentata da 240 ragazzi dalle elementari al liceo tra cui tanti bambini cinesi. Dal momento che a  Napoli la comunità cinese si è allargata, la scuola è stata in grado di intercettare il cambiamento. Invece a Lago Patria si sente la mancanza di una scuola interna alla Base”.
“I dipendenti di alcuni paesi europei mandano i bambini alla scuola pubblica là dove la lingua è più simile e l’Italia li accetta ben volentieri- chiarisce il colonnello Turco-, gli inglesi hanno la loro scuola a Lago Patria, gli americani hanno una scuola nazionale a Gricignano. Visto che le persone sono qui in missione e si spostano dopo due, tre anni hanno necessità che il programma scolastico che seguono i figli sia riconosciuto dalle scuole internazionali”.
Anche per l’alloggio ogni comunità si regola in modo particolare: “l’85% del personale vive tra Lago Patria, Varcaturo e Licola, il 10% a Pozzuoli e solo il 5% a Napoli. Ogni comunità ha un proprio iter per gli alloggi: gli americani abitano in maggioranza a Gricignano, gli inglesi vivono concentrati in parchi dedicati solo a loro, delle piccole oasi, mentre le comunità che contano poche decine di famiglie, come i francesi, sono scelgono in modo più libero dove abitare benché necessitino sempre un orientamento. Non conoscendo la lingua hanno bisogno di un supporto non solo per quanto riguarda la ricerca dell’alloggio, ma anche per avere il codice fiscale, il medico, la linea telefonica a casa, il contratto di luce o gas e tutto ciò che riguarda la loro famiglia”, racconta Maurizio Calcagni che con il suo ufficio interno alla Base di Lago Patria si occupa di supportare tutta la comunità straniera.
Una piscina olimpionica, un’enorme palestra super accessoriata, un teatro, prati all’inglese e una serie di attività, come corsi di vela o di musica, yacht club, feste gestiti attraverso il Morale and Welfare activity, una branca della NATO senza fini di lucro che si occupa di supportare i militari e i civili e le loro famiglie lontane da casa. Per favorire il Morale and Welfare c’è proprio l’ufficio del MWA che sostiene il benessere della comunità, favorisce convenzioni e accordi e garantisce la qualità dei servizi offerti da associazioni, enti o attività locali, operando una selezione e verificando la presenza di personale che parli l’inglese.
“Spesso organizziamo delle feste in strutture esterne- spiega Maurizio Lambiase, responsabile del settore storico, ricreativo e commerciale-  Ad esempio l’anno scorso abbiamo organizzato una festa in spiaggia all’Hammot. Dei locali dove organizziamo eventi facciamo fare lo screening da parte della polizia e concordiamo sconti e pacchetti per i dipendenti. Con l’innalzamento del livello di guardia si è ridotta la possibilità di invitare ospiti esterni nella Nato, perciò il mio programma è favorire gli scambi con i cittadini locali incrementando le serate esterne così si possono aggregare anche amici e conoscenti locali”.
IN O OUT –  Entrare nella Base Nato è per ovvi motivi di sicurezza complicato, pertanto l’incontro tra la comunità multinazionale e i cittadini, nei casi in cui avviene, si svolge soprattutto all’esterno. “E’ bello per la comunità della Nato- spiega il colonnello Turco, comandante della Base– quando arriva l’invito dell’amministrazione a partecipare alle iniziative del territorio.  Nella Base, ogni nazione della Nato organizza degli eventi nazionali come l’October Fest cui possono partecipare cittadini esterni, ma poiché dobbiamo tenere di riguardo la sicurezza del personale che qui vive e lavora gli accessi sono limitati alle persone invitate da membri delle comunità. Quando possibile lo scambio culturale è arricchente per tutti, penso al Children Festival, un evento organizzato dalla comunità turca in occasione dell’International Children Day, il 22 aprile scorso durante il quale abbiamo ospitato anche i bambini delle scuole elementari locali. Vogliamo sostenere e favorire il bisogno di scambio culturale e intercettare un bisogno pre-esistente senza essere male interpretati come impositori di un bisogno non condiviso. Tre anni e mezzo è un lungo periodo, ma se lo compariamo col periodo di presenza a Bagnoli è molto breve. Ingenerare una serie di legami con la comunità locale è un discorso lungo. D’altra parte l’incontro culturale si realizza naturalmente, penso a Renzo Arbore che riconosce che il rock and roll sia arrivato attraverso le basi Nato”, dichiara Turco.
D’altra parte è già dagli anni ’80 che parte dei dipendenti della Nato di Bagnoli sceglievano di abitare nei parchi residenziali di Lago Patria, quando la densità abitativa dell’area era molto bassa e un’alta percentuale dei dipendenti era effettivamente formata da americani. L’incontro culturale tra le comunità spesso avveniva attraverso l’amicizia tra bambini stranieri e locali vicini di casa che si trovavano fin da piccoli ad imparare l’inglese e a festeggiare Halloween. Le possibilità di incontro  attualmente non si sono incrementate a causa della mancanza di luoghi di aggregazione come piazze, teatri o cinema.
“Oggi stiamo provando a ragionare su iniziative che avvicinino le comunità- spiega Antonio Pozziello, sindaco di Giugliano-, ad esempio l’anno scorso abbiamo partecipato all’International Food in cui ogni paese della Nato aveva uno stand gastronomico, un’ iniziativa che anticipava l’idea dell’expo di Milano e che ho chiesto di portare fuori l’anno prossimo, così da creare un osmosi tra dipendenti della Nato e cittadini di Giugliano”.
Secondo il Tenente Colonnello Smoll, la comunità multiculturale della Nato rappresenta il valore positivo dell’integrazione culturale:
“Il Lions Club fondato dalla Nato che, tra gli altri progetti sociali,  sostiene casa Makebe, una casa di accoglienza per africani a Castel Volturno. In un evento di presentazione delle attività culturali della casa in cui erano presenti italiani, dipendenti della Nato e africani, ho capito che la mentalità multinazionale di chi lavora per la Nato può essere l’anello di congiunzione tra culture diverse, poiché la nostra abitudine a scambi con culture diverse e l’abilità comunicativa rappresentato l’anello di congiunzione tra i migranti e gli altri”.
Da non sottovalutare anche l’impatto culturale di comunità dove c’è una lotta alle discriminazioni di genere e tutela dei diritti delle persone al di là del loro orientamento sessuale. “Abbiamo molti dipendenti che provengono da Paesi dove c’è il matrimonio tra persone dello stesso sesso e quindi anche dipendenti gay o lesbiche- spiega il comandante Turco-. A tutti i coniugi dei dipendenti Nato viene attribuito il tesserino di “Spaus” senza alcuna discriminazione”.
Così come non ci sono discriminazioni verso le donne all’interno della Nato, a dimostrarlo la nomina di una donna come Comandante del Comando Interforze di Napoli (COM JFC Naples); Comandante delle Forze Alleate USA in Europa (COMUSNAVEUR) e Comandante delle Forze Navali USA in Africa. Si tratta della prima donna che ha ottenuto un titolo così alto in campo militare. L’ammiraglio Michelle Howard della Marina degli Stati Uniti, subentrerà all’Ammiraglio Mark Ferguson III nel corso di una cerimonia che si terrà martedì 7 giugno, alle 10.00, a Lago Patria.
IL TERRORISMO  – Se la comunità della Nato può essere portatrice di opportunità economiche nonché dell’incontro tra tante culture diverse, il valore predominante che accomuna i suoi abitanti è la difesa militare.  Finalità che ovviamente per tanti lagopatresi cui è stata imposta la presenza della Base è motivo di scontento e preoccupazione. In molti sono convinti che all’interno della Base si svolgano esercitazioni militari e siano presenti missili o carri armati. A dare una risposta alle perplessità con eloquenti metafore è sempre il Colonnello Turco: “Nel JFC ci si prepara e ci si addestra, non ci sono missili, non ci sono carri armati, non ci sono fucili. Ci sono esercitazioni ma non si spara. Abbiamo delle work station con software dove ci esercitiamo ad affrontare dei casi ipotetici di crisi, sul “se succede questo cosa facciamo”, alla stessa maniera con la quale lo sceneggiatore scrive la partitura di un film, nei minimi dettagli con dovizia di particolari enorme. E’ questo che dico alle mie figlie quando mi chiedono spiegazioni. Pensiamo all’impiego di tanti uomini a come coordinarli nel tempo e nello spazio al fine di raggiungere un obiettivo, il finale che ci siamo prefissi.
Per fare ciò teniamo conto di varie cose dal public affair alla logistica al reclutamento del personale. In un’area di crisi è fondamentale condividere le procedure tra militari di paesi differenti. Ad esempio un lancio di beni si può fare in modo giusto o sbagliato, salvare una popolazione o farla morire di fame”. Tony Quattrone interviene a gamba tesa sul timore terrorismo: “Con l’ISIS  tutto può succedere, ma gli attacchi degli ultimi anni sono avvenuti nei treni, negli aeroporti, nelle metropolitane. Si può pensare che la Nato sia un obiettivo, ma oggi tutto è un obiettivo”.
 

di Alessandra del Giudice

 

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