ROMA – Oltre 280.000 nepalesi soccorsi e supportati dopo la catastrofe, grazie agli 1,4 milioni di euro donati dagli italiani. A un anno dai terremoti che colpirono il Nepal il 25 aprile e il 12 maggio 2015, causando la morte di quasi 9.000 persone e danneggiando o distruggendo oltre un milione di case, AGIRE scatta una fotografia degli aiuti forniti dalle 7 ONG della rete – ActionAid, CESVI, GVC, Intersos, Oxfam, SOS Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes – che si sono attivate all’indomani del sisma.
Centinaia di operatori umanitari hanno garantito la distribuzione di cibo, acqua potabile, medicine, l’allestimento di ripari temporanei, il supporto psico-sociale per i soggetti più fragili (bambini, donne, anziani), la costruzione di centri scolastici temporanei, la realizzazione di progetti educativi per l’infanzia e di centri comunitari per le donne, di attività generatrici di reddito per la riabilitazione di sentieri, strade e rete idrica.
 
Numeri, trasparenza e efficacia di AGIRE. La generosità degli italiani in poco più di un mese ha permesso ad AGIRE di raccogliere oltre 1,4 milioni di euro per rispondere all’emergenza in Nepal con interventi immediati, ma anche con la consapevolezza di poter restare al fianco delle popolazioni e delle persone più colpite nei mesi successivi al sisma, contribuendo alla ricostruzione e al miglioramento delle condizioni di vita con progetti specifici  in 10 dei distretti più danneggiati, in particolare nelle zone montane più remote e vicine all’epicentro. LE ONG di AGIRE si sono attivate in 5 settori di intervento: il 62% delle risorse sono state destinate alla prima emergenza e alle distribuzioni, il 14% ai ripari temporanei, l’11% ha permesso riabilitazioni e ricostruzioni, l’8% ha sostenuto progetti di educazione e protezione dell’infanzia e delle donne, il 5% interventi igienico-sanitari.
AGIRE ha garantito un utilizzo dei fondi della massima efficienza, assegnando ben il 91% dei fondi direttamente ai progetti, un 1% al monitoraggio e alla valutazione dell’impatto degli interventi sul campo e solo l’8% ai costi di supporto.
 
«Il Nepal ha rappresentato per noi una grande sfida: difficoltà logistiche di accesso alle aree montane e ai villaggi isolati più colpiti, stagione delle piogge immediatamente successiva al sisma, ritardi legati al blocco di rifornimenti di combustibile. Malgrado questo il paese è diventato per AGIRE un caso di successo riguardo l’efficacia e l’efficienza degli aiuti che le 7 ONG hanno portato nel corso di questo anno – spiega Alessandra Fantuzi, Coordinatrice di AGIRE. La capacità di reazione dei Nepalesi si è unita all’approccio di AGIRE che ha privilegiato il dialogo, l’ascolto delle comunità e delle loro necessità, la previsione delle criticità e la condivisione della programmazione con gli abitanti dei villaggi».
 
Oggi il 54% della popolazione sfollata vive ancora in ricoveri temporanei, spesso, vicino alle case crollate, il 43% è potuta rientrare nella proprie abitazioni, l’1% è ospitato da amici o parenti e solo l’1% vive nelle tende dei campi allestiti dopo terremoto. Percentuali positive se confrontate con il devastante terremoto di Haiti del 2010, dove a un anno di distanza su tre milioni di persone colpite, oltre un milione e mezzo viveva in tendopoli senza servizi e un’epidemia di colera imperversava tra gli sfollati.
 
La difficile ricostruzione, per ora solo le ONG attive. Nonostante questi dati ottimistici, in Nepal la ricostruzione non è ancora cominciata e finora sono state proprio le ONG locali e internazionali a dare il maggior contributo dopo il terremoto.
Malgrado i 4,1 miliardi di dollari per la riabilitazione di case e edifici stanziati dalla conferenza dei donatori lo scorso giugno, il governo nepalese non ha avviato la fase post emergenza perché bloccato da una crisi istituzionale e amministrativa scoppiata poco dopo il sisma. Il passaggio storico dell’approvazione della nuova Costituzione democratica, infatti, è stato accompagnato da scontri violenti delle minoranze indù, che hanno causato l’embargo di carburante e beni primari dalla vicina India con la chiusura delle frontiere e la crescita dell’inflazione. I prezzi delle derrate alimentari essenziali (olio per cucinare, riso, lenticchie, zucchero e sale) sono cresciuti del 50-60%.
L’Autorità Nazionale per la Ricostruzione, inaugurata solo il 16 gennaio scorso, non sarà in grado di finire – o anche solo iniziare – la costruzione di alloggi permanenti in molti distretti prima che arrivino le piogge. Centinaia di migliaia di persone si stanno quindi preparando alla loro seconda stagione dei monsoni in rifugi temporanei.
 
Agire: donne, eroine della ricostruzione. Povertà, insicurezza, rischio di abusi e violenze, mancanza di igiene e cure. Sono le condizioni che le donne nepalesi hanno dovuto affrontare subito dopo il terremoto.
Le donne, come avviene in ogni crisi umanitaria, sono state le più colpite dal sisma, proprio per questo gli interventi delle ONG di AGIRE hanno scelto di dare priorità alle donne, ascoltare le loro necessità e proposte, renderle protagoniste del ritorno alla vita del paese, mobilitando operatrici umanitarie e volontarie locali nei progetti. AGIRE, grazie alle donne e alla loro capacità di saper scegliere cosa è meglio per l’intera comunità, ha potuto costruire fiducia e ricostruire il tessuto sociale insieme ai nepalesi.
 
Come insegna Mina, che coordina per Actionaid la ricostruzione di case e scuole danneggiate nel suo villaggio a Sindupalchowk: «La cosa più importante è parlare con le comunità, capire quello di cui hanno bisogno e di conseguenza lavorare insieme. Credo che in ogni ambito, le donne dovrebbero essere parte della forza lavoro e avere gli stessi diritti degli uomini a prendere le decisioni riguardanti la loro vita.  Quando le donne sono coinvolte nella ricostruzione, dimostrano la loro leadership».  
 

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