NAPOLI – L’integrazione tra pubblico e privato sociale per un modello sostenibile di assistenza socio-sanitaria. Per ridurre i costi, soprattutto per rispondere alle esigenze dei cittadini campani, che spesso sono costretti a rinunciare alle cure mediche. Alla Stazione Marittima di Napoli nei giorni scorsi il gruppo di imprese sociali Gesco ha organizzato un convegno, “L’universalismo diseguale e il caso Campania. I tagli alla spesa sanitaria territoriale e le soluzioni innovative per un sistema di servizi più efficace”. Nel corso dell’evento, che ha visto la partecipazione di Raffaele Topo, presidente della V Commissione Sanità e Sicurezza della Regione Campania, con l’introduzione di Sergio D’Angelo, direttore di Gesco, si è discusso dei criteri di riparto del fondo sanitario nazionale che sono fondati principalmente sull’indice di anzianità, che non tengono conto di altri importanti fattori, come l’inquinamento. E che comporta malattie, quindi ulteriori spese a carico del Servizio sanitario nazionale. Ma al convegno Gesco è stato ricordato anche il Rapporto del Crea Sanità 2015 dell’Università Tor Vergata, secondo cui quasi tre milioni di italiani hanno addirittura rinunciato a curarsi per motivi economici e che l’indice di equità per l’accesso alle prestazioni sanitarie mostra differenze abissali a livello regionale, con la Campania all’ultimo posto.

“I criteri per la ripartizione del fondo sanitario nazionali dovrebbero essere distribuiti non più in base all’età media dei propri abitanti, con la Campania che è la regione più giovane, ma sulla base di altri indici socio-sanitari, come il tasso di povertà, di disoccupazione, d’inquinamento dei terreni che portano molte malattie” ha detto il presidente di Gesco, Sergio D’Angelo, mentre per Raffaele Topo “il limite degli anni passati, anche per il commissariamento, sono stati gli inesistenti investimenti nella Sanità campana che hanno provocato il depotenziamento del sistema, ma da quest’ anno si investe nel capitale umano, si assume di nuovo, si incrementeranno i servizi pubblici, torneranno a casa tanti professionisti finiti in giro per l’Italia per il blocco delle assunzioni”.

di Nicola Sellitti

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