Tennis-carrozzina (6)NAPOLI – «La cosa più bella del tennis in carrozzina è che dall’altra parte della rete può esserci chiunque. L’integrazione tra gli atleti con disabilità e quelli normodotati è totale». A parlare è Mario Naselli, organizzatore e giocatore del primo “Trofeo Città di Napoli, Torneo nazionale maschile di Tennis in Carrozzina” che ha visto la partecipazione di otto atleti tra i più importanti del panorama nazionale e di livello paraolimpico che si sono affrontati su due tabelloni paralleli in singolo e in doppio. L’evento è stato inserito nel prestigioso Capri Watch Cup, il torneo challenger organizzato dal Tennis Club Napoli sui suggestivi campi della Villa Comunale. Sabato gli otto atleti si sono affrontati nelle fasi preliminari e ieri hanno giocato le finali delle due specialità. «È la prima volta che viene organizzato un torneo nazionale di tennis in carrozzina in Campania e, più in generale, nel sud Italia. – racconta Naselli, atleta tra i primi 150 al mondo, allenatore e responsabile campano per questa disciplina – Visto il successo, l’anno pr

ossimo contiamo di ospitare un torneo internazionale. Ringrazio, a nome di tutti gli atleti il Tennis Club Napoli che ha regalato a tutti un’ospitalità di altissimo livello, con tanto di giro turistico e pizza sul lungomare. Lo sport è molto importante per una persona con disabilità perché ha grandi funzioni riabilitative. In particolare il tennis è una disciplina molto dura e faticosa, che aiuta a stare bene sia fisicamente che psicologicamente».

IL GIOCO – Questa variabile del tennis si differenzia pochissimo da quello tradizionale: le racchette e le palline sono identiche, così come il campo di gioco e la maggior parte del regolamento. L’unica differenza è che all’atleta in carrozzina è permesso battere la palla dopo il secondo rimbalzo, ma è un’opzione che, durante una partita di questo livello, viene utilizzata molto di rado. I giocatori riescono, grazie alle loro grandi capacità tecniche, ad utilizzare entrambe le mani per spostarsi, nonostante reggano la racchetta, spesso aiutandosi anche con i polsi, e riescono a giocare ad una grande velocità, molto simile a quella di professionisti normodotati. Per la cronaca il torneo singolo è stato vinto dal milanese Luca Spano che ha battuto in finale il bergamasco Ivan Tratter, che però si è rifatto alla finale del doppio, dove hanno giocato sia lui che Spano, il primo in coppia con Antonio Cippo, il secondo con Diego Amadori. Gli altri atleti che hanno giocato sui campi in terra rossa di Napoli sono, oltre a Mario Naselli, Marco Amadori, Luca Paiardi e Massimiliano Banci. Durante la finale del doppio, tra gli spettatori, c’era anche il sindaco Luigi De Magistris. Il Comune ha patrocinato l’evento e la Napoli Sociale ha garantito l’accompagnamento e il servizio navetta.

GLI ATLETI – «L’accoglienza di Napoli è stata fantastica, ma ce lo aspettavamo, – racconta Spano – e anche la città è meravigliosa. Eventi come questo sono importanti per diffondere questo sport, specie tra i giovani. Ovviamente il nostro augurio è che ci siano sempre meno persone con disabilità, però purtroppo finché esisteranno il nostro compito è dimostrare che lo sport aiuta moltissimo. Ad esempio, è molto utile per superare il trauma successivo ad un incidente stradale, com’è successo a me e a molti di noi. È stato fondamentale anche per integrarsi a pieno con tutti: io mi alleno normalmente con Paolo Zingale, il mio allenatore di Legnano, e altri atleti normodotati. In più gioco regolarmente con mia moglie e i miei amici. I napoletani sono fantastici. Prima o poi deciderò di trasferirmi qui».

di Daniele De Somma

foto di Pamela Orrico

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui