ROMA. Dopo l’ultimo incidente mortale – una ragazza di 17 anni falciata in bicicletta da un suv in provincia di Lodi – sono saliti a 217 i ciclisti e a 619 i pedoni uccisi in Italia dall’inizio dell’anno. «I pedoni e i ciclisti in quanto utenti stradali non esistono per lo Stato italiano», scrive l’associazione #salvaiciclisti nella lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e per conoscenza al premier Mario Monti e ai ministri dell’Interno annamaria Cancellieri e dei Trasporti Corrado Passera. La storia della giovane scout di diciassettenne anni, travolta a bordo della sua due ruote, ha commosso tutti. E allora chiedono una maggiore attenzione alle istituzioni e un intervento.
LA MISSIVA –  «Essere travolti da un suv mentre si percorre un’infrastruttura pubblica come una strada provinciale o una qualunque altra infrastruttura per la pubblica viabilità – scrivono nella lettera – è davvero una fatalità ineluttabile? Permettere a chi ha il veicolo più potente di lanciarlo alla velocità desiderata, è davvero qualcosa di incontrovertibile? Avere la liceità di guidare un mezzo così potente con atteggiamento lieve e distratto, e in questo caso criminale data la velocità, è davvero inevitabile?». Prosegue la missiva: «La verità è che questi non sono incidenti. La verità è che le strade sono progettate per assicurare l’incolumità di una sola categoria di utenti: gli automobilisti. La verità è che le regole del Codice della Strada non vengono rispettate e fatte osservare, né su strade urbane né su strade extraurbane. La verità è che la categorie di utenti leggeri della strada, ossia ciclisti e pedoni, non viene contemplata nella pianificazione per la sicurezza stradale e nello sforzo di progettazione e applicazione di sistemi di sicurezza avanzati. La verità è che la folle corsa impostaci dalla motorizzazione non contempla il rispetto per la vita».
L’APPELLO – «Per ridurre questi numeri impressionanti – conclude la nota – esistono le leggi, esistono gli studi, esistono best practice di successo messe in atto da altri Paesi, esiste la tecnologia.Non intervenire è una volontà politica. Non porre fine a tutto ciò vuol dire essere complici di chi ha in spregio la vita altrui. Esigiamo una urgente azione da parte sua e del Governo, e da parte degli enti locali responsabili della gestione delle infrastrutture della viabilità».
Il sito di “Salva i ciclisti”

di FpL

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