10352598_10206798725156513_4764934719111241015_nNAPOLI – 5 San Bernardo, 1 Pastore Tedesco, 1 Bovaro del Bernese : una “ squadra”  speciale a quattro zampe quella della Casa di Cura Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana , dove “cani sociali” geneticamente selezionati ed educati all’intervento abilitativo-riabilitativo, sono al servizio di piccoli pazienti.  E’ infatti dal 2006 che il centro, unico nel Meridione ad offrire questo tipo di prestazione in regime di convenzione, eroga interventi di neuropsicomotricità ad indirizzo Pet Therapy, da 0 a 18 anni, su prescrizione specialistica dell’Asl. Una co-terapia eseguita da professionisti del settore, in grado di migliorare concretamente la qualità della vita e  di accelerare il raggiungimento degli obiettivi  in soggetti con difficoltà motorie, psichiche, sensoriali e cognitive. Uno strumento di intervento terapeutico in grado di incidere notevolmente su disturbi pervasivi dello sviluppo e comportamentali, disabilità intellettive e motorie, ritardi del linguaggio, immaturità psicoaffettive, sindromi fobico-ossessive e ansioso-depressive.
I MEDICI – «I cani -dichiarano i dottori Angelo Esposito e Tiziana D’Onofrio, Neuropsicomotricisti dell’Età Evolutiva specializzati in interventi assistiti con gli animali (IAA)- sono seguiti ed educati  da noi. Sono tutti certificati sia sul piano sanitario che comportamentale, rispettando le nuove Linee Guida Nazionali sulla TAA del marzo 2015. In questo percorso di sperimentazione e ricerca, abbiamo riscontrato risultati sorprendenti. Ci sono bambini che si sottraggono alle terapie, la presenza dei cani, in  costante contatto con i conduttori, rende tutto più facile. I bimbi sono motivati e curiosi.  Alcuni riescono a raggiungere con meno difficoltà le acquisizioni dei passaggi posturali delle condotte motorie di base, altri imparano a contenere la tensione emotiva, a migliorare l’area relazionale, e quella percettivo-fonologico-articolatoria, altri ancora disciplinano disturbi comportamentali quali aggressività, iperattività, deficit di attenzione. Di fondamentale importanza è anche la relazione che si crea  tra il soggetto e l’operatore di Pet Therapy. L’animale si inserisce all’interno di questa relazione come “mediatore emozionale” e come catalizzatore dei processi socio-relazionali. Si parte da lontano, ci vuole pazienza, amore, passione». Una terapia, questa, che fa parte di un progetto psicoeducativo personalizzato, secondo un’ottica di integrazione individualizzata delle diverse strategie. «Nulla è lasciato al caso- spiegano Cristiana Carrino e Maddalena Travaglino psicologhe, psicoterapeute-ma ogni minima strategia rientra in un ragionamento collettivo che coinvolge un’ èquipe,- diretta dalla Dott.ssa A. Maddalena Terracciano, medico specialista in Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva,  Direttore Tecnico Responsabile del  CRD (Centro Riabilitazione Disabilità) della Casa di Cura S.Maria del Pozzo-, formata da psicologi, foniatri, fisiatri, neuropsichiatri e veterinari comportamentisti, che insieme programmano, progettano ed elaborano obiettivi e metodiche rispetto ad ogni singolo utente».

di Carmela Cassese

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