bimbiGENOVA – «Ho visto in una sola bimba il coraggio che non riescono ad avere milioni di persone» . Inizia così il racconto di Simone, che, dopo l’alluvione che ha colpito la Liguria ad ottobre scorso, decide di trasferirsi per un paio di mesi a Porto Seguro a Bahia, dove lavora in un ristorante di amici di famiglia. È qui che la settimana scorsa incontra Milena una bambina di appena 6 anni fuggita dalle favelas. «Era circa l’una di notte – spiega Simone – stavo tornando a casa quando ho visto la piccola dormire vicino ad un albero sul cemento, per oltre cinque minuti l’ho fissata; poi non so cosa mi abbia spinto a farlo, ma l’ho svegliata». Superata la diffidenza iniziale Simone convince Milena a seguirlo. «Alla luce del lampione – sottolinea il ragazzo – ho notato che aveva i capelli sudici, la pelle piena di croste, i piedi martoriati e due occhi spenti e affamati». Durante il percorso verso casa, Milena racconta a Simone della morte della madre e della fuga da un padre violento di cui porta i segni sul piccolo corpo.
Tre giorni di cammino per scappare dalla favelas e arrivare a Porto Seguro sono decisamente troppo per una bambina così piccola che a casa di Simone può finalmente lavarsi e mangiare qualcosa. «In 20 minuti mi ha svuotato il frigo», racconta il ragazzo, poi Milena si addormenta mentre Simone resta a fissarla tutta la notte, scosso dalla forza di quella piccola donna che, nonostante non sapesse cosa ci fosse fuori al suo orribile mondo, aveva avuto il coraggio di andare a vedere. «Quando si è svegliata – aggiunge Simone – mi ha guardato, ha sorriso e mi ha detto “obrigado”. In quel momento avrei voluto prenderla e portarmela in Italia, ma ho fatto una ricerca su cosa avrei dovuto fare per adottare in Brasile e sono rimasto sbigottito dalla burocrazia ed i tempi decisamente lunghi. Inoltre, ho solo 24 anni e al di là della grande responsabilità che mi sarei assunto, ho letto che mi mancavano parecchi requisiti: ottenere l’adozione sarebbe stato praticamente impossibile».
Simone, però, non si arrende e riesce comunque a garantire un futuro diverso a Milena. «Ho trovato su internet una casa famiglia – spiega – Casa Vo’ Jurema ad Arraial d’Ajuda, fondata nel 1998 da una signora che ha vissuto fino a 15 anni nelle favelas e ho deciso di accompagnarci Milena. È stato davvero emozionante – commenta – vedere sui visi dei circa 30 bambini ospitati il sorriso enorme di chi sta conoscendo la vita vera lontano dall’inferno in cui è nato». Una vita vera che è iniziata non solo per Milena, ma anche per Simone che ha deciso di raccontare la storia di questa piccola donna per invitare tutti a contribuire al sostentamento della Casa Vo Jurema.

Di Emiliana Avellino

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui