squadra Asco ai Campionati Nazionali Fisdir di PadovaNAPOLI – La società li classifica come disabili, la pista li definisce Campioni d’Italia di atletica leggera.  Giulia, Antonio, Giuseppe e Wanda  corrono e marciano. Si allenano tutti i giorni, anche due volte al giorno. E, soprattutto, vincono. Gareggiano in competizioni riservate ad atleti affetti da disabilità intellettivo-relazionale, quello che le persone “normali” definiscono ritardo mentale. Tante persone “normali”, però, non hanno mai pensato che chi ha difficoltà cognitive possa avere un particolare talento che annulla tante distanze. Ed è stata questa l’intuizione dei tecnici e degli operatori dell’Asco, Associazione Sportiva Culturale Orionina, che da anni lavorano per preparare questi atleti per competizioni agonistiche nazionali e internazionali. Il gruppo sportivo non è composto esclusivamente da giovani che frequentano il centro di riabilitazione di Ercolano, ma soprattutto da ragazzi esterni reclutati grazie alla collaborazione con le scuole. Ai Campionati italiani di Padova, svoltisi a giugno, dalla provincia di Napoli sono partiti in sette:  oltre ai quattro Campioni d’Italia, tornati a casa con la medaglia d’oro, c’erano Ciro che ha conquistato un argento, Rita che ha raggiunto la medaglia di bronzo e Antonio che si è classificato quarto nel lancio del giavellotto. «Abbiamo capito che la pista di atletica può rappresentare quella linea sottile tra abilità e disabilità – dice Francesco Ambrosio, presidente dell’Asco che con il suo gruppo sportivo ha il quartier generale nel Centro Don Orione di Ercolano -. Per tanti anni i disabili hanno svolto attività motorie, noi abbiamo proposto loro di fare sport. Ad alti livelli. Per riuscirci, abbiamo creato una rete con le scuole della provincia di Napoli, studiato e realizzato protocolli specifici per lavorare con atleti con queste particolari difficoltà. Senza pietismi, ma con l’obiettivo di valorizzare il loro talento».
Affiliato al Comitato Italiano Paralimpico e alla Fisdir (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale), grazie a un impegno costante iniziato negli anni ’90, il gruppo sportivo del Don Orione di Ercolano è diventato Centro di Formazione Federale, Centro di Eccellenza per la Valutazione Funzionale degli atleti e sarà tra i promotori di un progetto universitario internazionale sull’interazione tra sport e disabilità realizzato nell’ambito del Programma Erasmus. «Siamo diventati un punto di riferimento a livello nazionale – ammette don Alberto Alfarano, direttore del Centro -, ma lavoriamo per aiutare anche le scuole ad avere un migliore approccio con la disabilità. In quest’ottica, abbiamo recentemente incontrato trecento insegnanti di sostegno e di educazione fisica, e avvieremo una collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale».
Ad occuparsi del coordinamento dell’attività agonistica sono i tecnici Diego Perez e Peppe Ambrosio. Sono loro che “studiano” gli atleti, valutano le loro prestazioni e li allenano. «Faccio il preparatore atletico da 35 anni e mi sono avvicinato a questa realtà dopo un’esperienza di volontariato – confida Perez, che collabora anche con la Nazionale di Atletica leggera e allena Teodorico Caporaso, marciatore che punta alle Olimpiadi di Rio 2016 -. È stato necessario studiare nuove metodologie. In genere, gli atleti hanno il senso della programmazione e sono spinti da motivazioni: nel nostro caso, abbiamo dovuto adeguare tutto il lavoro alle capacità dei nostri ragazzi. Di certo, questa esperienza ci sta consentendo di realizzare e protocollare buone prassi da condividere con scuole e società sportive per il lavoro con i disabili. E, soprattutto, stiamo facendo una inclusione vera: a questi ragazzi è stato finalmente dato un ruolo, non solo un banco da scaldare in classe».
Per i genitori, l’impegno sportivo dei figli ha aperto prospettive mai immaginate prima: «In famiglia siamo rimasti increduli – confida la mamma di una giovane atleta dell’Asco -. Lo sport la sta aiutando a relazionarsi meglio con tutti». Toccante l’episodio raccontato dalla madre di un altro ragazzo del gruppo sportivo orionino: «Dopo il primo raduno con la Nazionale, arrivò a casa un assegno con la diaria prevista per i tre giorni di allenamento a Roma. Erano meno di duecento euro, ma piansi a dirotto: non avevo mai pensato che mio figlio potesse riuscire a guadagnare qualcosa con le sue capacità e, invece, grazie allo sport ci è riuscito. Ed è stata una cosa meravigliosa».

di  Francesco Catalano

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