campo_romROMA- In concomitanza con la Giornata mondiale dei Diritti umani indetta dalle Nazioni Unite, l’Associazione 21 luglio ha presentato davanti alla Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato “Figli dei campi”, libro bianco sulla condizione dell’infanzia rom in emergenza abitativa in Italia.
Il rapporto analizza le condizioni di vita dei minori rom e delle loro famiglie negli insediamenti formali, informali e nei centri di accoglienza riservati a soli rom in 9 città italiane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Pisa, Lecce, Cosenza, Palermo, Latina e San Nicolò d’Arcidano, in provincia di Oristano. In questi centri risiedono 18 mila rom e sinti dei circa 40 mila totali che vivono nei “campi” nel nostro Paese.
«I campi sono spazi isolati e sovraffollati che non offrono nessuna seria prospettiva di inclusione sociale, dove le persone, inclusi i minori, vivono in condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza allarmanti, in una situazione di segregazione etnica di fatto», si legge nel rapporto dell’Associazione 21 luglio.
In Italia la politica dei “campi nomadi” ha preso avvio a partire dagli anni Ottanta con l’attuazione di apposite Leggi regionali basate sul presupposto che rom e sinti siano “nomadi” e non stanziali.
I BAMBINI- Negli  insediamenti formali, informali e nei centri di accoglienza per soli rom i bambini rom e sinti cadono vittime delle cosiddette patologie da ghetto (malattie infettive, ansie, fobie e disturbi del sonno) con una frequenza ben maggiore di quanto non avvenga nella società maggioritaria. In questo modo il loro diritto alla salute risulta fortemente compromesso. Vivere nei “campi” rappresenta un ostacolo importante anche per il pieno godimento deldiritto all’istruzione. I minori sono infatti penalizzati dall’ubicazione degli insediamenti formali al di fuori del tessuto urbano, lontano dagli istituti scolastici, e dalla mancanza di spazi adeguati per lo studio all’interno delle abitazioni.
Le politiche predisposte dalle istituzioni per le comunità rom e sinte in emergenza abitativa non contemplano poi né il diritto al gioco dei bambini né tantomeno le attività ricreative, artistiche e culturali, elementi fondamentali per un sano sviluppo intellettivo, affettivo, cognitivo e relazionale dei minori. Infine, sottolinea il rapporto, i minori rom e sinti che vivono nei “campi” hanno ben 40 probabilità in più di essere dichiarati adottabili rispetto a coetanei non rom, un dato che rivela la violazione del loro diritto alla famiglia.
FARE PRESTO- «La vera emergenza non è quella inventata dal Governo italiano nel 2008, peraltro dichiarata illegittima dalla Cassazione lo scorso aprile, ma l’emergenza rappresentata dalla discriminazione cumulativa che subiscono i minori rom e le loro famiglie», afferma Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio. «Questa emergenza – continua Stasolla – va affrontata non l’anno prossimo o il prossimo mese, ma oggi, perché ogni giorno che passa è un giorno in più che molti minori rom passano a giocare in mezzo ai rifiuti, in luoghi dove è difficile fare i compiti, dove non si possono invitare amici non rom per la vergogna e dove semplicemente non si può costruire un futuro fatto di diritti».

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