capri_barr_arch_NAPOLI. Quando suo figlio gioca a calcio è costretto a guardarlo da lontano, dalla sua auto, perché il campo sportivo di Marina Grande non è accessibile in carrozzina. Un campo da calcio che si affaccia sul mare di Capri, la cui bellezza diventa qualcosa di irraggiungibile, di maledetto.

L’INCIDENTE. Marcello Marsiglia caprese nato nel 1971, è sulla sedia a rotelle dal 1996, quando una disattenzione in un momento di spensieratezza gli costa la paralisi degli arti inferiori, lontano da Capri durante il viaggio di nozze, sull’isola caraibica di St. Thomas: «Mi tuffai credendo che il fondale fosse profondo, urtai la testa su una duna di sabbia e sentii un colpo violento alla schiena, muovevo solo le mani. Gli altri pensavano a uno scherzo, io gridai che non sentivo più le gambe». Soccorso, viene operato d’urgenza presso l’ospedale della zona, un intervento che gli salverà la vita. Seguono lunghi mesi di terapie riabilitative tra gli Stati Uniti e l’Italia: «Tra le corsie degli ospedali la disperazione è dietro l’angolo, ma confrontarmi con persone nelle mie condizioni mi ha fatto capire come affrontare una nuova vita».
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VIVERE A CAPRI CON LE BARRIERE. Marcello prima faceva il cuoco, sempre in piedi giorno e notte tra i fornelli, dal giorno dell’incidente è obbligato a vivere e osservare la sua isola da un altro punto di vista, seduto su una sedia a rotelle, sospeso in una vita a metà: «Capri non è accessibile – spiega Marcello – diventa difficile persino sbarcarvi, molte passerelle sono troppo ripide e alcune imbarcazioni inadatte al passaggio della carrozzina anche nell’area passeggeri, molto spesso sono costretto a chiedere aiuto». A volte nemmeno l’aiuto di persone armate di buona volontà basta se l’ascensore per disabili della nave è guasto, il caso più recente nell’agosto di quest’anno, si resta a terra e Napoli diventa solo un miraggio. Dal 1996 Capri non è cambiata molto, le barriere architettoniche si aggiungono alla già aspra conformazione territoriale. Sconnessioni, scale, salite, discese, vicoli stretti, un tempo teatro di giochi d’infanzia, oggi per Marcello si trasformano in mostri da combattere, in una Capri percorribile quasi interamente a piedi ad eccezione delle cinque arterie carrozzabili che collegano i piccoli centri dei due comuni, Capri e Anacapri. Le difficoltà di Marcello iniziano quindi fuori dalle sicure mura di casa in via Don Giobbe Ruocco a pochi minuti dal porto, le ruote della sua carrozzina si incastrano tra le mattonelle sconnesse di Marina Grande e della Piazzetta, inciampano tra le fessure delle caditoie nelle stradine del centro storico. Svolgere una normale operazione bancaria diventa impossibile, tutti gli istituti di credito e i rispettivi bancomat presenti sull’intero territorio isolano sono inaccessibili, preceduti da rampe di scale e gradini. Gli stessi ostacoli si trovano davanti a quasi tutti gli esercizi di via Camerelle e via Le Botteghe, estendendosi alle zone adiacenti, discorso analogo per il resto dei centri abitati. Le Poste, per anni mai varcate da un disabile in carrozzina, hanno di recente migliorato la propria accessibilità. La maggior parte degli uffici privati e pubblici tuttavia risultano inadeguati ad accogliere persone con disabilità motoria. Marcello nella migliore delle ipotesi deve essere necessariamente accompagnato o trasportato a braccio. Assolvere al proprio dovere di cittadino in maniera autonoma è un diritto negato. Come è negato l’accesso presso le spiagge pubbliche dell’isola, l’unica passerella per disabili si trova sulla spiaggia di Marina Grande, ma termina con un gradino in mare tra gli scogli. Marcello spesso pensa anche a quei turisti con la sua stessa disabilità che giungono a Capri per visitarne le bellezze, i servizi per un turismo accessibile sono ancora lontani dall’essere pienamente realizzati. L’ufficio informazioni nell’area portuale è inaccessibile e una volta giunti in Piazzetta con la funicolare – uno dei pochi mezzi di trasporto predisposto ad accogliere persone con disabilità motoria e visiva – si è costretti a scontrarsi con la realtà dei fatti: le principali attrazioni e monumenti non sono visitabili in carrozzina, primi tra tutti i Giardini di Augusto, luogo prediletto per ammirare i Faraglioni. Del tutto assente, una cartellonistica informativa dedicata che indichi percorsi possibili su sedia a rotelle o a persone con scarsa mobilità. Accessibilità quasi del tutto assente anche per i bagni pubblici, quasi sempre preceduti da scalinate. Le stesse strutture alberghiere idonee all’accesso per i diversamente abili sono esigue. Da un’indagine della JVC del 2011: gli alberghi idonei ad accogliere persone con disabilità motoria sull’isola sono dodici su sessantaquattro, confermando Capri penultima in Italia.
LA SOLIDARIETA’, IL VOLONTARIATO, LA FAMIGLIA. È in questi spazi vuoti che si insinua la solitudine, costruendo una barriera invalicabile, l’assenza. L’assenza di una cultura alla disabilità, soffocata dal clamore della mondanità. Marcello ha rinunciato a prendere gli autobus molto tempo fa, non tutti i mezzi di trasporto sono attrezzati per accogliere passeggeri su sedia a rotelle, è costretto a chiamare, a chiedere, ad aspettare quel pullman munito di pedana. Marcello è a bordo della sua Opel grigia, la sua giornata deve necessariamente iniziare da lì, su quelle quattro ruote al posto delle gambe, nel bagagliaio la carrozzina. Si impegna ogni giorno come volontario presso l’Anffas Onlus di Marina Grande, unico presidio riabilitativo presente sull’isola, lì mette al servizio di chi è in difficoltà la propria esperienza.  «La vita non finisce solo perché perdi una parte del tuo corpo» sostiene Marcello, è l’amore della moglie Paola e del figlio Gianluca la forza più grande, quella che ha permesso a Marcello di non isolarsi e di creare una vita a sua misura, in un luogo che non lo è: «Dopo l’incidente il mio obiettivo è sempre stato quello di non rinunciare all’autonomia», la conquista faticosamente a cominciare da anni di battaglie per ottenere un posto auto presso la propria abitazione. L’assenza di una vita all’altezza dei bisogni di un cittadino in carrozzina, cerca di essere colmata dalle persone comuni, in nome di quella solidarietà che unisce tutti gli uomini. Le associazioni di volontariato “Croce Azzurra di Padre Pio”, “Unitalsi” e “S. Vincenzo De’ Paoli” operano con costanza sull’isola di Capri, aiutando la famiglia Marsiglia quando gli ostacoli diventano insormontabili. Marcello Marsiglia smette di raccontarsi, mentre sposta lo sguardo verso il mare i suoi occhi si fermano di nuovo su quel campo da calcio inaccessibile, un puntino nel panorama dall’alto del belvedere della Piazzetta. I rumori della funicolare che sale e scende sono appena percettibili, sovrastati dal chiacchiericcio dei turisti. Riprende: «Vorrei che Capri fosse a misura di tutti i cittadini, indistintamente, perché vivere una vita piena è un diritto».
 

di Marilena D’Ambro

foto  Davide Esposito

 
 

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